Come funziona (davvero) l'algoritmo di Facebook
COME FUNZIONA (DAVVERO) L’ALGORITMO DI FACEBOOK?
La maggior parte degli utenti di facebook non sono neanche consapevoli che tutti i contenuti si muovono sotto la regia di un algoritmo matematico.
Come in molte altre cose della natura, in molti utilizzano uno strumento senza neanche chiedersi perché e come funzioni. Quest’ultima domanda è però fondamentale per gli affari.
In questo articolo troverai:
- Piacere, il mio nome è Algoritmo!
- Come funziona l’algoritmo e come incide sulla portata organica dei post
- Un solo social, tante esperienze
- Ora che sai queste cose…
- Conclusioni finali
Piacere, il mio nome è Algoritmo!
Ti sarai chiesto almeno una volta come mai visualizzi sul tuo feed personale taluni contenuti, specifici post sponsorizzati di pagine che in realtà non segui o perché non vedi la foto delle vacanze di un tuo amico.
Allo stesso modo, se gestisci una pagina Facebook per la tua attività, quasi sicuramente ti sarai domandato tante volte perché non performa come vorresti e perché pochi utenti interagiscono con i tuoi post, sicuramente in un numero inferiore rispetto ai fan della pagina stessa. (A proposito di performance, sei a conoscenza di quali dati monitorare? Approfondisci l’argomento con questo articolo)
Tutte le risposte si esauriscono con una sola parola.
Algoritmo.
Facebook come i più grandi “contenitori” del web – motori di ricerca, social – è governato da un algoritmo che seleziona e distribuisce ogni singolo contenuto – nativo e non – e “valuta” quando, come e a chi mostrarlo.
Imparare a conoscerlo, capirne il funzionamento, ti permetterà di ottenere risultati maggiori, sia nella qualità dei contenuti della tua home, sia nella gestione del tuo business online.
Come funziona l’algoritmo e come incide sulla portata organica dei post
L’obiettivo annunciato dell’algoritmo, e quindi di Facebook come piattaforma, è fornire la risposta corretta alla persona giusta nel momento in cui ne ha bisogno.
Un onere pretenzioso per il quale la magia non è naturalmente una soluzione. Ecco perché su Facebook comanda una formula di calcolo predefinita che si muove su schemi programmati.
Una serie di step che l’algoritmo compie per gli utenti e i contenuti da distribuire. Sono fondamentalmente i seguenti.
- INVENTORY
Ogni volta che un utente lancia la propria home (o stream, o news feed) l’algoritmo crea un vero e proprio inventario di tutti gli “eventi” che si sono verificati su Facebook per mano delle persone presenti nella tua cerchia di amici (o di cui i tuoi amici sono stati protagonisti) o per mano delle pagine che segui. Quindi genera una notizia per ogni evento (ad esempio, quando sulla home visualizzi un video di una pagina che non segui ma che è stato commentato da un tuo amico) SIGNALS
Valutando tutti i dati a disposizione, l’algoritmo seleziona eventi/notizie cui potresti essere interessato. Per farlo, valuta i tuoi segnali, ovvero il grado di interesse manifestato in precedenza verso l’argomento della notizia (se quel contenuto è afferente i tuoi hobby principali o simile ad altri contenuti con cui hai interagito in passato), verso la persona che ne è responsabile (se ad esempio è un familiare, un collega o un amico con cui non ti relazioni da molto tempo)I “signals” sono di contesto e di contenuto.
Di contesto sono i segnali legati all’orario e al luogo da cui ti connetti, dal dispositivo che stai usando in quel momento (ad esempio alcune sponsorizzate potrebbero apparirti su smartphone ma non su desktop) e dal tipo di connessione con cui navighi.
Sono invece di contenuto i segnali legati a persone o pagine coinvolte, interesse per l’argomento, freschezza del contenuto, eventuali feedback (reazioni, commenti) del contenuto.
Particolarmente importanti sono questi ultimi. I segnali di contenuto legati a feedback negativi (per esempio se un post viene spesso nascosto da chi lo visualizza) o positivi (reaction, condivisioni, commenti, chat scaturite dall’invio privato del contenuto) sono detti “meaningful interactions” e sono nutrimento molto gradito dall’algoritmo.
Queste interazioni sono le più preziose. Il tempo speso a visualizzare un video, la permanenza a leggere il post o a guardare la fotografia, commenti con risposte a seguire, reazioni e condivisioni sia in bacheca che in chat, sono quanto di più prezioso possa desiderare chi genera un contenuto se vuole aumentarne la portata organica – quindi non a pagamento tramite ads.
- PREDICTIONS
L’algoritmo cerca di prevedere quali contenuti ti potrebbero maggiormente interessare. Previsioni se un video catturerà la tua attenzione, o se un link potrebbe indurti davvero a cliccare per visitare la pagina di destinazione, o se una foto susciterà una tua reaction.Queste previsioni, come già anticipato, non sono frutto di stregoneria, ma sono determinate dai precedenti segnali che, durante ogni tua singola sessione di navigazione e da qualsiasi device, avrai fornito all’algoritmo.
- SCORE
Una volta capito quanto un contenuto potrebbe interessarti, l’algoritmo gli attribuisce un punteggio (non meglio identificato. Questo punteggio seppur costituisce l’ultimo step del “comportamento” dell’algoritmo, è decisivo sull’ordine di apparizione dei contenuti.Quando lancerai l’app dal tuo smartphone la tua home si aggiornerà e l’ordine con cui ogni contenuto ti verrà proposto durante lo scroll (quando fai scorrere in su il pollicione sullo schermo) sarà determinato dal score di ogni contenuto.
Quest’ordine è influenzabile dall’utente. Ad esempio se segui una pagina puoi impostare le notifiche dei suoi contenuti in evidenza e richiedere all’algoritmo di fornirtele sempre per prime.
Faccio così ad esempio con la mia squadra del cuore o con le pagine e community che trattano argomenti di marketing. In questo modo rimango aggiornato sulle cose che mi interessano prima di iniziare a visualizzare il sushi del mio collega o il selfie di mia cugina in vacanza in Grecia mentre io lavoro.Così si spiega come mai dopo qualche minuto speso a scrollare le news, capiti di chiedersi cosa stavamo cercando e perché, finendo per aggiornare nuovamente il feed e ricominciare dall’alto.
Un solo social, tante esperienze
Ecco perché ognuno di noi pur utilizzando lo stesso social, vive esperienze completamente diverse e visualizza contenuti diversi pur avendo cerchie di amici o colleghi in comune.
Facebook non ha reso noti tutti i segnali che l’algoritmo prende in considerazione. Si stima siano oltre centomila i fattori di valutazione.
Rimane certo il fatto che quante più interazioni ottiene un post, maggiore sarà la sua diffusione. Il successo organico di un post induce l’algoritmo a distribuirlo su più home, seppure in posizione – ricordi lo score – diversa per ognuno.
Ora che sai queste cose…
Abbiamo semplificato parecchio ma queste informazioni adesso possono aiutarti a capire molte cose ma soprattutto a rispondere ai tuoi dubbi.
Perché vedi spesso i selfie dei tuoi amici più stretti?
Perché i tuoi amici in chat criticano la foto di qualcuno che invece nella tua home non è apparso?
Ma soprattutto – se usi facebook per lavoro – perché i tuoi post hanno poche interazioni?
Evidentemente i tuoi contenuti non generano l’interesse desiderato e le reazioni giuste, per questo l’algoritmo li “penalizza” e li distribuisce sempre meno.
Se ad esempio hai sponsorizzato la tua pagina ottenendo migliaia di mi piace, ma i tuoi post non catturano, l’algoritmo ti attribuirà sempre score molto bassi. Al contrario se un tuo post con link ha pochi mi piace ma i click al link sono numerosi e il tempo di permanenza sul sito di destinazione è prolungato, l’algoritmo penserà – “ehi, questo link deve essere interessante per persone con queste caratteristiche!”, ed ecco che il tuo post potrebbe avere un’ottima portata seppur con poche interazioni.
Ecco quindi cosa è bene che tu faccia e alla svelta per cominciare a raccogliere frutti sui social.
Parti dalla convinzione che su Facebook servono tempo, perseveranza e chiarezza d’idee. L’algoritmo premia l’impegno nel tempo.
Smetti di parlare di te e dei tuoi prodotti, smetti di scrivere o postare cose che interessano te e comincia a conoscere maggiormente i tuoi clienti ideali. In questo modo inizierai a parlare, scrivere, fotografare e documentare cose che piacciono a loro – non necessariamente proprie del tuo business ma afferenti – suscitando così la loro attenzione. All’inizio potrebbero iniziare a spendere qualche secondo in più suoi tuoi post, dopo qualche tempo potrebbero iniziare a interagire lasciando timidamente un mi piace, e con il crescere di questa “relazione” iniziare a commentare e a dire la loro. Ad esempio se gestisci la pagina di un negozio di articoli sportivi, attingere dai risultati degli atleti italiani coinvolti in competizioni internazionali potrebbe offrirti contenuti sempre freschi e di interesse pubblico, legati per argomento al tuo business. Chi acquista i tuoi prodotti sportivi dovrà necessariamente essere uno sportivo. I tuoi aggiornamenti sulle competizioni potrebbero interessarlo notevolmente più che la qualità dei tessuti delle tue t-shirt, almeno all’inizio.
Crea contenuti di qualità. Devono essere fruibili dal tuo pubblico, chiari e di buona fattura. Utilizza foto ben fatte anche se non professionali, utilizza i video ma fai in modo che siano girati bene e con mano ferma (potresti utilizzare uno stabilizzatore o un qualsiasi cavalletto). Scrivi post brevi ed efficaci, se lunghi fai in modo che abbiano un ritmo piacevole. Elimina il superfluo e vai al sodo. Utilizza un tono di voce appropriato per il social ma sempre in linea con il tuo target. Lascia i “gentile cliente” nel cassetto delle cose che non devono mai finire sui social. Le etichette vanno necessariamente riviste e smussate in un social network.
Evita di fare “click baiting”, è una pratica che all’algoritmo non piace affatto. Evita frasi come “metti mi piace e condividi” o “commenta per ottenere …”. Le richieste dirette di interazione penalizzano il tuo post e avrai prodotto contenuti buoni ma inefficaci.
Non pensare di poter fare business sul social senza investire sulle Facebook Ads.
Per le pagine è una conditio sine qua no. Non mi dilungherò su come e cosa sponsorizzare perché argomento molto corpulento.
Sappi però che la portata dei tuoi contenuti e la possibile conversione di utenti in clienti, è data da un’eccellente lavoro di engagement organico, completato e raffinato da una strategica e mirata attività di ads.
In conclusione
Sappi che se hai letto con attenzione l’articolo adesso ne sai molto più di qualsiasi avventore inconsapevole di Facebook.
Hai appena fatto un balzo, passando dalla parte di chi genera – o vuole generare – contenuti, e lasciando quella di chi li subisce e basta.
Sei come uno spettatore a teatro che oltrepassa le quinte e sbircia tra i camerini degli attori e gli ingranaggi degli effetti scenici.
Ora sai che puoi filtrare, nascondere, oscurare, mettere in evidenza i contenuti. E non devi più subire passivamente le scelte dell’algoritmo. Puoi influenzarle, anzi, determinarle.
Si, c’è ancora molto altro che non sai, ma questo è il primo step. Il più importante.
Se vuoi sapere altro, scrivimi.
Ah, un’ultima cosa…
Per ragioni che potrai immaginare, Facebook e Instagram si comportano in modo molto simile. Segui queste indicazioni anche per l’applicazione sorella di Facebook.

Nazareno Brancatello
Sono uno dei BBrothers.
La mia giornata si (s)compone tra letture, strategie digitali, test, scrittura, social media e slide.
Sono un sognatore con i piedi per terra. Mi impegno per essere un punto di riferimento credibile per il mio staff e i miei clienti.
Mi occupo principalmente di copywriting e di tutte le attività editoriali del team.
Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo sul marketing digitale che metto a disposizione dei miei clienti.
L’ASMR è definito anche “orgasmo mentale”: cos’è e come viene usato nel marketing
L’ASMR È DEFINITO ANCHE “ORGASMO MENTALE”: COSA È E COME VIENE USATO NEL MARKETING
È uno stato di piacere mentale generato da stimoli visivi e uditivi: ecco come e perché i brand hanno deciso di usare l’ASMR.
In questo articolo troverai:
- Cosa è un ASMR
- Come usare l’ASMR nelle strategie di content marketing?
- BBADV e la produzione PREZZEMOLO & VITALE
- L’ASMR e i grandi marchi
- Conclusioni finali
Cosa è un ASMR?
Stavi cercando informazioni sull’ASMR pensando di utilizzarlo in modo originale nelle tue strategie pubblicitarie? ho una cattiva notizia: potresti essere in ritardo!
Questa tendenza è già in atto da un po‘ di tempo.
La parola ASMR è tra i primi cinque termini di ricerca su YouTube, con 2,9 milioni di ricerche mensili – secondo ahrefs.com, anche se bisogna ammettere che non sono molti i marchi che lo hanno integrato nella loro comunicazione.
Secondo Google, le ricerche su YouTube con la parola chiave ASMR sono quadruplicate negli ultimi 4 anni e i video più famosi sono stati visti più di 20 milioni di volte.
Basta digitare su una qualsiasi barra di ricerca il termine ASMR per capire immediatamente in cosa consiste questa tendenza.
ASMR è l’acronimo di Autonomus sensory meridian response, letteralmente Risposta autonoma del meridiano sensoriale.
L’ASMR non è altro che una tecnica di ripresa il cui unico scopo è quello di infondere una sensazione di rilassamento.
Il contenuto mira a precisi trigger, ovvero stimoli di varia natura – uditivi, visivi, cerebrali, tattili – che hanno lo scopo di rilassare letteralmente lo spettatore e provocare sensazioni precise.
ASMR è inoltre un sostantivo inglese e rappresenta la sensazione di formicolio sul cuoio capelluto e lungo la schiena, combinata con una sensazione di benessere che le persone provano in associazione a specifici suoni
Solo da pochissimo tempo il fenomeno ASMR è diventato oggetto di studio.
In un recente articolo di Vanessa Mitchell (CLICCA QUI per leggere l’articolo), il Dr. Richard ha concluso che:
le aree cerebrali attivate durante l’ASMR sono simili a quelle attivate durante i comportamenti di legame e cura, come i genitori che si prendono cura dei bambini o che ti accarezzano i capelli.
Dal punto di vista del marketing si tratta di provocare sentimenti positivi e piacevoli.
L’ASMR aiuta le persone a creare uno “spazio mentale felice” e in quel momento, se si è in grado di associarlo ad un prodotto, si creano legami positivi e duraturi con il proprio marchio.
Come usare l’ASMR nelle strategie di content marketing?
È curioso pensare come molti marchi abbiano impiegato così tanto a comprendere che utilizzando gli ASMR possono promuovere i loro prodotti e creare un’esperienza positiva.
Fortunatamente, hai ancora tempo per catturare l’onda prima che la tendenza diventi una consuetudine e perda il suo fascino.
C’è chi sostiene di non provare questo tipo di sensazione, in realtà è scientificamente provato che possano essere provate sensazioni di rilassamento e di benessere e per tale motivo i brand hanno visto in questo fenomeno un’ottima opportunità per coinvolgere i Millennials e la Generazione Z.
Invece di concentrarsi solo sulle caratteristiche di un prodotto, un approccio ASMR ti consente di pensare al tuo prodotto da una prospettiva sensoriale. Un po’ come se l’utente “provasse” il tuo prodotto dallo schermo.
Il vantaggio di questi video per i brand dipende dal fatto che, mentre l’utente viene coinvolto a livello sensoriale, il prodotto viene presentato con un timing perfetto, ossia in un momento in cui il consumatore tende a essere in uno stato di rilassamento e di benessere, potendo in questo modo incidere su come il brand viene percepito.
BBADV e la produzione PREZZEMOLO & VITALE
L’ASMR trova una delle sue migliori applicazioni nel settore “food”.
Quando in fase di brainstorming stilavamo possibili idee per la nuova comunicazione della catena di Supermercati Prezzemolo & Vitale non abbiamo avuti dubbi: la nuova strategia doveva prevedere la selezione dei migliori prodotti e l’applicazione della tecnica ASMR per presentarli al pubblico.
L’ASMR della Mozzarella di Bufala Campana è la prima realizzazione di una serie che descriveranno la linea di prodotti “Le eccellenze di Prezzemolo & Vitale”.
L’ASMR e i grandi marchi
Esistono molti modi creativi per incorporare ASMR nei propri contenuti sui social media.
Ecco alcuni esempi:
1. IKEA • Oddly Ikea
In cima alle case studies non poteva che esserci Ikea. Il gruppo svedese ha creato uno spot ispirato all’ASMR che dura più di venti minuti.
Intitolato “Stranamente IKEA”: IKEA ASMR, è narrato da una giovane donna invisibile; parla lentamente, dolcemente e deliberatamente dei prodotti Ikea che sarebbero adatti per un dormitorio del college.
Lo spot video conta, ad oggi, 2,5 milioni di visualizzazioni connettendo perfettamente il marchio a livello sensoriale con i suoi clienti fedeli.
2. BURGER KING • #eatlikeandy
Si tratta di una clip di 45 secondi per promuovere la catena di fast food durante la notte del SuperBowl.
Particolarità: lo spot è stato girato nel 1982 e rimasto inedito fino ad adesso. La clip è stata mandata nuda e cruda proprio come fu girata.
Unica aggiunta un hashtag che recita: #eatlikeandy.
Nel video Warhol apre una busta del Burger King, tira fuori il suo hamburger e spreme un po’ di ketchup sulla carta.
Poi prende in mano il suo panino, lo intinge nel ketchup e lo addenta guardando dritto verso la telecamera. Il tutto viene accompagnato da un silenzio assordante riempito soltanto dall’immagine di Andy Warhol.
3. LINCOLN • Bull” Matthew McConaughey and the MKC
Il video è caratterizzato da un vento sibilante e musica rilassante mentre McConaughey, recita un incontro con un toro su un tratto isolato di autostrada.
Nessuna scarica di adrenalina, solo la “rassegnazione” si McConaughey di trascorrere più tempo all’interno di un a lincoln
4. CHINESE SIHUA DOVE • Angelababy
La campagna pubblicitaria sul cioccolato Sihua Dove è stata rilasciata solo pochi anni fa ed è un ottimo esempio del potere sensoriale dell’ASMR.
Il video presenta i classici suoni ASMR come l’apertura dell’involucro della barretta lo scatto di un quadrato di cioccolato.
In conclusione
Prossimamente molti spot pubblicitari continueranno a integrare gli ASMR per offrire agli spettatori un’esperienza rilassante e serena.
Qualcuno potrebbe pensare che sia un modo per raggirare il pubblico. Tuttavia quando si parla di ottimi prodotti, di qualità eccellenti, è legittimo cercare il modo più efficace possibile per comunicare al pubblico tutte le caratteristiche di un prodotto.
D’altra parte è ormai noto anche ai non addetti ai lavori, la pubblicità è tutta una questione di percezione.
L’ASMR può davvero creare una potente connessione con il marchio.
La sfida per gli esperti di marketing è sempre stato cercare di trasformare la pubblicità in esperienza.
Come far “sentire” qualcosa al pubblico di fronte ad un contenuto pubblicitario?
L’ASMR sembra essere la risposta giusta.

Gabriele Brancatello
Ciao, sono Gabriele, uno dei due bbrothers.
In America sarei un full-stack marketing manager.
In Italia aiuto le aziende a creare la propria identità, raccontare la loro storia e comunicare con i propri clienti.
Il mio obiettivo è riuscire a fornirti gli strumenti che ti permetteranno di acquisire autorevolezza sul tuo mercato di riferimento. A volte ci riesco, altre pure!