Branding e Rebranding

Rebranding, cos'è e quando è necessario.

Fare rebranding è un po’ come ritrovarsi in un periodo particolare e sentire il bisogno di attuare un cambiamento per trovare nuovi stimoli.

Bisogna capire cosa non va (identificazione del problema), cosa vogliamo ottenere (definizione degli obiettivi) e infine agire perchè ciò avvenga. 

Il rebranding aziendale, è sostanzialmente un processo creativo che può portare a cambiamenti sostanziali come il nome stesso del brand, o a piccoli aggiustamenti cromatici o di forma del logo.

Con l’obiettivo di ammodernare o di arricchire di significati, di migliorare il design o di prepararsi a nuovi mercati, l’attività di rebranding può avere diverse motivazioni e al contempo celare numerosi pro e contro. Per questo farlo richiede attenta analisi prima, e uno sviluppo progettuale ben definito. 

Seppure nella storia di un marchio o di un’azienda il cambiamento sia inevitabile e assolutamente positivo, questo non vuol dire che farlo senza aver ben sviluppato tutte le fasi del lavoro costituisca a prescindere un vantaggio. Il rischio di danneggiare l’immagine del brand c’è e va considerato.

Ecco gli step necessari per fare rebranding al meglio

Identificare il problema

Il primo step per fare rebranding correttamente è lindividuazione delle criticità. Deve essere un buon motivo per modificare l’immagine di un prodotto. Ad esempio un calo nelle vendite del prodotto sugli scaffali, o l’arrivo sul mercato di un nuovo brand, giovane e con appeal riconosciuto. 

Questa fase è influenzata da tre momenti di grande importanza.

1. l’apertura al cambiamento

Rivitalizzare un’immagine vuol dire avere il coraggio di lasciare andare. Cambiare un elemento rappresentativo, come il logo, i colori o addirittura il nome richiede grande coraggio e apertura al cambiamento. Lasciare andare ciò che sembrava perfetto e cercare il nuovo vuol dire essere proattivi, moderni, vincenti.

La resistenza al cambiamento invece genera una stasi che può rivelarsi dannosa, se non letale, per un’organizzazione che deve assolutamente tenere il passo del mondo e dell’innovazione in tutti gli ambiti.

2. Il dialogo con il cliente

Il feedback è una delle risorse più preziose di cui un’azienda può disporre, se è in grado di raccoglierlo. Confrontarsi è importante ma per un’azienda è basilare. Il confronto infatti lega maggiormente i clienti, li fa sentire parte dei progressi aziendali.

Questo non vuol dire che le scelte aziendali debbano essere prese in funzione dell’opinione, mutevole ed effimera, di ogni cliente. Ma raccogliere sistematicamente feedback e umori dei clienti permette di fare analisi e statistica, di considerare correttamente i punti di forza e le debolezze del brand o del prodotto.

L’attività di survey, somministrata via mail, è un ottimo canale per acquisire informazioni.

3. La ricerca di mercato

Noi siamo parte del mercato, possiamo guidarlo o lasciarci guidare. Ma non bisogna commettere l’errore di dimenticarci che non siamo soli. I competitor e l’audience sono due ingredienti che devono influenzare le scelte aziendali.

Analizzare come il mercato sia cambiato o stia cambiando, vuol dire analizzare il comportamento del pubblico e la reazione dei competitor, per valutare come agire. Il prodotto funziona ancora? Che aspettativa di servizio hanno i clienti oggi rispetto a quelli di ieri? Le esigenze della società sono cambiate, il mio prodotto le soddisfa ancora? 

Il rebrending può nascondere soluzioni veloci anche per cambiare la percezione del pubblico. E il marketing, va ricordato, è tutta una questione di percezioni. 

Esprimere l'identità aziendale

Il design adottato per esprimere l’azienda, e dunque l’insieme di logo, tono di voce, forme, colori, contenuti testuali, formato, necessariamente dovranno esprimerne anche i valori, la storia, il retaggio e – perchè no – traguardi e obiettivi.

Due attività possono rivelarsi fondamentali per determinare la nuova identità aziendale, grazie a un Rebranding strategico.

1.Creare una storia

Alle volte è necessario scovarla dove sembra non esserci, in altri casi invece è proprio la storia, così palese e significativa, a rendere unico un brand. tradizione e storia possono trasformarsi persino in proposte di valore, determinando così l’intera immagine coordinata. 

Quando parliamo di storia non bisogna necessariamente pensare al tempo. Ci sono storie eccezionali dietro ad un brand che si sviluppano nell’arco di pochissimi anni ma che racchiudono tutti quei valori caratteristici della brand identity. 

La storia di chi ha fondato l’azienda anni addietro, un aneddoto che ha determinato l’esplosione del prodotto, una storia che sia metafora del perchè il prodotto sia tanto importante. Qualunque sia la storia ciò che conta davvero è lo storytelling, ovvero il modo e gli strumenti scelti per narrarla. Raccontare una storia significa trasmettere emozioni e queste sono decisamente più efficaci delle qualità tecniche di un prodotto per venderlo. 

Perchè? 

Perchè mentre la neocorteccia, l’area periferica del nostro cervello, analizza la parte razionale delle informazioni che acquisiamo dalla pubblicità (prezzo, qualità tecniche, vantaggi) e determina scelte ragionate. 

Dall’altra parte il sistema limbico, ovvero l’area centrale, è responsabile di emozioni e sentimenti. La particolarità è che quest’area del cervello non ha padronanza del linguaggio ma è responsabile del comportamento e delle reazioni d’istinto. 

Avrai già capito dunque, che se un brand riesce a comunicare una storia che trasmetta valori forti ed emozioni caratterizzanti, queste verranno recepite dal pubblico in modo più “istintivo”, solleticando il desiderio di acquistare ma bypassando le valutazioni logiche che invece possono frenare quell’acquisto.

Ecco perchè spesso compriamo qualcosa e a distanza di qualche giorno ci chiediamo perchè.  

Le campagne pubblicitarie, veicolo principale per la diffusione dell’immagine aziendale, basano la loro forza e il loro messaggio proprio sulla storia.

2.Determinare la Vision

La Vision aziendale definisce la visione, le mire e gli obiettivi intorno ai quali le imprese organizzano le proprie risorse, in modo chiaro. Grazie alla vision è possibile ispirare il patrimonio umano dell’azienda e allinearlo ai valori del brand. 

Una vision funzionale è stimolante, audace, condivisibile sia se tradizionalità quanto se rivoluzionaria. Quando pronunciata deve suonare come un impegno più alto, più nobile della semplice attività di vendita. Pensarla deve dare la sensazione di aver già iniziato a lavorare in quella direzione. 

Sembra difficile? Lo è, inutile nasconderlo. Non è solo una questione di copy, non è sufficiente scrivere una bella frase ad effetto. Perchè questa deve legarsi al know how e distruggerne allo stesso tempo i limiti. 

Qualche esempio di successo su come una buona vision e un’eccellente capacità di storytelling possano incrementare il legame emotivo con il cliente. 

Vision aziendale Rummo

Il sito Rummo è un concentrato di valori, storia e una politica aziendale orientata al rispetto delle tradizioni e del cliente. Grande risalto ha l’etica d’impresa, una sezione dedicata al controllo dei processi aziendali e dei partner che compongono la rete distributiva. 

Logo Rummo Pasta

Vision aziendale Barilla

“Aiutiamo le persone a vivere meglio, portando ogni giorno nella loro vita il benessere e la gioia del mangiar bene.”

La vision Barilla non fa alcun riferimento a nessuno dei prodotti commercializzati, ma ai benefici connessi all’attività aziendale. Il packaging nel corso degli anni, così come il logo, hanno subito numerosi cambiamenti.

Logo Barilla Pasta

Vision aziendale Illy

Una tra le più grandi aziende italiane al mondo produttrice di caffè illustra sul proprio sito web vision e mission aziendale.

La vision aziendale recita:

“Vogliamo essere, nel mondo, punti di riferimento della cultura e dell’eccellenza del caffè. Un’azienda innovativa che propone i migliori prodotti e luoghi di consumo e che, grazie a ciò cresce e diventa leader dell’alta gamma”.

Logo Illy

Agire

Identificato il problema e studiata una soluzione bisogna passare all’azione, la messa in opera. Forse la parte più entusiasmante, in cui i pensieri e le analisi si trasformano in qualcosa di tangibile. Una fase però in cui va posta attenzione a due aspetti principali.

1.Gradualità

La gradualità aiuta a non compiere salti nel buio. Il cambiamento destabilizza sempre, anche i più aperti, perchè modifica quelle certezze su cui costruiamo comportamenti automatici. Un prodotto può subire variazioni di vendita anche temporanee in caso di restyling del pack, perchè la sua visibilità sullo scaffale cambia. 

È sempre preferibile stabilire un progress e utilizzare la nuova identità o il nuovo design dapprima su documenti e supporti interni all’azienda – in questo modo il team sarà il primo promotore del cambiamento. I primi feedback potrebbero indurre a piccoli accorgimenti prima di passare all’esterno, attraverso campagne pubblicitarie dedicate o eventi.

2.Efficacia

Il lancio, la comunicazione al pubblico, la presentazione ai buyer. nel processo creativo del rebranding, l’esordio deve essere impattante ed efficace. 

Bisogna comunicare la nuova storia, il nuovo messaggio, coinvolgere i clienti e i lavoratori nei nuovi obbiettivi dell’azienda.

Campagne pubblicitarie, video, jingle, gadget e attività di sampling possono e devono fare la differenza.

In conclusione

Per decidere o meno se fare rebranding non può bastare la lettura di qualche articolo, Occorre l’esperienza di un team, la competenza di uno i più designer, e una corretta valutazione del mercato di riferimento. A completare, una dinamica e produttiva collaborazione tra tutte le persone all’interno del processo decisionale e creativo.

Affidarsi ad una società specializzata è sempre la strada migliore per evitare scivoloni sia nell’analisi iniziale quanto nel lancio pubblicitario. 

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bbadv-marcello

Ciao, sono Marcello.

Ogni riccio un capriccio. Di me dicono che faccio delle cose bellissimissime. Ogni tanto, chiedo a Google di accendermi la luce.


Facebook News

Facebook Business Suite la nuova dashboard tutto in uno di Facebook inc., ideale per la gestione social delle piccole imprese.

Chi lavora giornalmente con i social network, in particolar modo con Facebook e Instagram, saprà apprezzare la novità. Una piattaforma all-in-one che dovrebbe integrare numerose funzioni e collegare con maggiore efficacia la content strategy condivisa tra i due social. Vita facile per le piccole imprese, ma anche per i poveri social media manager. 

Business Suite nasce per includere le opzioni di Facebook e di Instagram in un unico spazio e switchare velocemente dall’uno all’altro social network. 

Lavorare sarà comodo e decisamente smart, perchè la Suite arriverà sia su desktop che su app mobile. 

Ottima notizia per i social media manager, che spesso si trovano costretti a raccontare le attività aziendali in live e non avere con sé che il proprio smartphone. 

I vantaggi di Business Suite di Facebook

Risparmiare tempo: fino ad oggi abbiamo programmato i nostri contenuti su Creator Studio, altro strumento offerto da Facebook inc. per la gestione del planning editoriale. Una volta caricato un contenuto per un social, si procede al cross-posting, ovvero alla condivisione del contenuto sull’altro social.  Business suite dovrebbe velocizzare questo passaggio dando la possibilità di pubblicare immediatamente su entrambe le piattaforme.

Piano editoriale Facebook e Instagram

Velocizzare il community management: messaggi e direct, notifiche e avvisi di Facebook e Instagram in un unico inbox, così rispondere agli utenti sarà semplice.

Community Management_message

Misurare i risultati: le opzioni di insight saranno accessibili direttamente dalla stessa app, così da verificare sempre copertura, interazioni, coinvolgimento sia dei post di Facebook che di quelli su Instagram. 

Insight Facebook & Instagram

Dov'è la novità?

Nessuna di queste funzioni sconvolge, perchè sono tutte cose che facciamo già. La differenza è che per gestire tutto siamo costretti ad utilizzare 4 applicazioni (Gestore delle Pagine, Instagram, Gestione Inserzioni e Creator Studio) da smartphone. Non cambia molto da desktop, dove si rende necessario lavorare sul pannello di Creator Studio e da numerose funzioni del Business Manager. 

Anche adesso è possibile convergere messaggi e Direct sullo stesso inbox e gestirli su Gestore delle Pagine, tuttavia non è possibile fare lo stesso dall’app di Instagram. 

Per quanto riguarda gli Insight, sarà possibile comparare le performance di Facebook e Instagram in un’unica overview. 

Il Tris perfetto: Facebook, Instagram e...?

Peccato che una piattaforma del genere non integri la terza app della famiglia Facebook Inc., ovvero Whatsapp. 

Pare che questo avverrà nel prossimo futuro. Integrare l’app di messaggistica potrebbe essere la mossa giusta per far comunicare in maniera efficace tutte le migliori funzionalità delle tre app e consentire finalmente la gestione totale di messaggi e informazioni, allineando persino i cataloghi dello shop. 

Non ci resta che attendere. Il team di Menlo Park non ha mai deluso le nostre aspettative e con questo progetto, quasi sicuramente si preparano a superarle di gran lunga. 

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Ciao, sono Nazareno, uno dei BBrothers.
La mia giornata si (s)compone tra letture, strategie digitali, test, scrittura, social media e slide.
Sono un sognatore con i piedi per terra. Mi impegno per essere un punto di riferimento credibile per il mio staff e i miei clienti.
Mi occupo principalmente di copywriting e di tutte le attività editoriali del team.
Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo sul marketing digitale che metto a disposizione dei miei clienti.


lead-generation

Lead Generation, cos'è e perché le piccole imprese dovrebbero sapere come funziona.

Se provassimo a chiedere a 10 imprenditori, piccole e grandi, cosa desiderano per la propria attività, quasi certamente la risposta più quotata sarebbe “avere più clienti”.  In altre parole, tutti vogliono la Lead Generation ma non sanno che esiste. 

È il sogno di qualsiasi imprenditore. Avere la fila di clienti fuori dalla propria attività.
Un ristorante che risponde spesso “spiacenti, non ci sono più tavoli per questa sera”, o un venditore che pronuncia la frase “rimangono gli ultimi due articoli, sono andati a ruba”, genera un senso di scarsità della disponibilità del prodotto.
In più fa leva su una sempre efficace riprova sociale.
Sono solo due dei principi di Cialdini, che tuttavia sono sufficienti a scatenare il desiderio crescente verso il prodotto. Se tante persone mangiano in quel ristorante, tanti altri vorranno farlo e vorranno farlo prima che finiscano i posti!
Quante più persone indossano un capo esclusivo, tante più persone vorranno fare altrettanto… per sentirsi esclusive, naturalmente.

Voglio farti un esempio reale, prima di proseguire, che non sarà necessario argomentare.
Ricordi il lancio della crema Pan di Stelle?

Puoi fare a meno della Lead Generation?

Se un imprenditore si ritrova nella situazione appena descritta, ovvero di commercializzare un servizio o un prodotto che tutti desiderano e fanno a gara per aggiudicarsi, allora può decidere di fare a meno della lead generation.
Magari può investire le proprie risorse per migliorare il prodotto stesso, nella ricerca di nuovi prodotti correlati o investire in pubblicità e attività che aumentino la reputazione del brand.
Se invece – scenario decisamente più frequente – la fila davanti al negozio stenta a formarsi, è necessario considerare con convinzione la possibilità di fare sistematicamente e in modo misurabile attività di lead generation

Cosa è la Lead Generation?

La lead generation è un sistema di marketing, un modello di generazione clienti misurabile e scalabile.
Generare nuovi clienti è un insieme di azioni il cui obiettivo è far sì che l’efficacia commerciale non sia legata necessariamente alle capacità del reparto vendite nel trovare nuovi clienti.
In altre parole, la differenza tra un’attività di tradizionale outbound marketing – come ad esempio l’invio di mail a freddo, la pubblicità in tv o in radio, le chiamate a freddo tipiche del telemarketing – e di un più strategico inbound marketing, sta nel fatto che se nel primo caso è l’azienda a cercare e ingaggiare il cliente, nel secondo caso è proprio il cliente ad avvicinarsi all’azienda e a richiedere un contatto di natura commerciale. 

L'importanza dell'Inbound Marketing

L’Inbound Marketing non è altro che l’insieme di strumenti e azioni – digitali e non – che hanno come obiettivo attrarre utenti, trasformarli in prospect e convertirli in lead di qualità.
Sembra un processo lungo e dispendioso e di certo richiede importanti ragionamenti e investimenti da parte dell’impresa.
Tuttavia non è diverso da un corteggiamento amoroso.
Quando siamo attratti da qualcuno, difficilmente ci fiondiamo senza ragionare, né diamo inizio ad una vera e propria “campagna pubblicitaria” per costruire una relazione duratura e solida.

Molto più probabile invece, che si dia il via a quella lenta e graduale operazione nota come “corteggiamento”, fatta di sguardi e ammiccamenti, di piccoli gesti che facciano sentire importante e desiderato il bersaglio della nostra strategia.
L’obiettivo non è shockare bensì sorprendere, con la speranza che nasca nell’altra persona il medesimo desiderio di dare inizio ad una relazione.
Ecco l’obiettivo dell’inbound marketing. Costruire una relazione.
Per dare vita alla lead generation. 

Per un approfondimento, leggi il nostro articolo dedicato all’Inbound Marketing: clicca qui.

Facciamo Lead Generation

È arrivato il momento di sporcarsi le mani e iniziare a generare ogni giorno nuovi potenziali clienti, affascinati dal nostro prodotto, in cui instillare il desiderio di acquistare. 

Per fare correttamente lead generation servono due macro ingredienti fondamentali. 

  1. Traffico 

Per poter identificare nuovi potenziali clienti, serve pescarli da qualche parte. Per questo motivo è fondamentale generare traffico. Sto parlando di un numero quanto maggiore possibile di utenti che visitino il sito web.
Basta così? No, perchè una volta generato traffico al sito web è altrettanto importante poterlo tracciare, un po’ come fece Hansel lasciando cadere i sassolini dietro di sé nella celebre favola per bambini.
Dove possiamo trovare un numero molto grande di possibili utenti per il nostro sito web? Prenditi qualche secondo per pensarci… ecco! Proprio lì dove le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo.
I social network sono il luogo ideale in cui intercettare utenti e indurli a visitare il sito.
Per fare questo entra in gioco uno strumento di cui sempre più aziende hanno bisogno ma su cui pochissime hanno iniziato a investire correttamente.

Il contenuto, necessario per attirare l’attenzione del pubblico. Meglio se un contenuto di qualità, che esprima i valori del brand e concetti adatti al target di riferimento.
Per questo esistono società di marketing (proprio come la nostra), per ideare e produrre contenuti di qualità in grado di avvicinare l’utente al brand.
Foto, video, articoli per blog, tutorial o anche le recensioni – non tutti i contenuti devono necessariamente essere prodotti dall’azienda – o qualsiasi altro user generated content, concorrono al medesimo obiettivo.
Con un buon calendario editoriale per i profili social (content marketing) e qualche campagna studiata per generare traffico (social e google ads) è molto probabile che il sito web godrà di traffico costante e di qualità. 

  1. Funnel (sito web)

Chiariamo immediatamente che un funnel non è un sito web, né tantomeno un sito web può ridursi ad un semplice funnel.
Un funnel è la sequenza di azioni che si desidera l’utente compia una volta arrivato sul sito. Una sequenza nascosta all’interno del sito web, o meglio all’interno dell’esperienza che l’utente vive una volta atterrato sul sito.
Un funnel ha inizio, ad esempio, con la compilazione di un semplice form d’iscrizione alla newsletter, ma può nascondersi nella richiesta di prenotazione di un tavolo se un ristorante ha sviluppato un’area dedicata. Il funnel può essere la naturale estensione di un articolo del blog, che una volta sviluppato un argomento, induce l’utente a proseguire la propria ricerca su un’altra pagina o ricevere una consulenza dedicata, ancora una volta compilando un form di contatto.
In tutti questi casi, ed in qualsiasi caso di funnel, l’inizio è sempre l’acquisizione dei dati dell’utente. 

La differenza tra utente e prospect sta nel fatto che quest’ultimo ha compiuto un’azione desiderata (click ad un link), permettendo dal quel momento in avanti all’azienda di tracciarne gli spostamenti grazie a strumenti come il pixel di Facebook o i tag di Google.  

Tuttavia di un prospect non si hanno dati precisi né è possibile profilarlo. È solo una traccia da seguire a ritroso grazie a campagne ads mirate. 

Un prospect diventa lead quando decide spontaneamente di condividere le sue informazioni con l’azienda. In altre parole, quando un visitatore del sito compila un form di contatto e condivide il proprio indirizzo mail o numero di telefono al fine di ricevere in cambio un valore (un omaggio, una consulenza gratuita, gli aggiornamenti dal blog), si trasforma in un lead e dà inizio al funnel di vendita.
Può sembrare scontato sottolinearlo, ma un prospect è meno prezioso di un lead.
Il primo richiede e richiederà sempre ingenti investimenti pubblicitari per essere sollecitato.
Il secondo invece può essere indotto all’acquisto, o semplicemente a conoscere le attività dell’impresa, tutte le volte che si vuole e a costi contenuti, grazie a semplici strumenti di Direct marketing, come una mail, un messaggio broadcast o un aggiornamento RSS.

Direct marketing che, a differenza dell’outbound marketing citato all’inizio, non avviene su un pubblico freddo e disinteressato, ma su potenziali clienti che hanno manifestato interesse e

Che cosa non è la Lead Generation?

Essendo uno strumento davvero efficace e misurabile, è innegabilmente preda dei guru del marketing. Chiunque voglia attirare l’attenzione di professionisti e imprenditori trova nella lead generation la soluzione ideale per promettere aumenti di fatturato e crescita esponenziale di clienti.

Se ti sei imbattuto in slogan incentrati proprio sull’aumento dei clienti, probabilmente hai incontrato qualcuno che potrebbe fare per te attività di lead generation. C’è chi è molto bravo a costruire sistemi di generazione clienti, chi invece li applica per sé stesso, proprio per trovare nuovi clienti che vogliono trovare nuovi clienti. Sembra psichedelico, ma avviene ogni giorno e i social sono pieni di sponsorizzate di gente che vuole aiutarti ad avere nuovi clienti. 

Per molti di questi purtroppo, l’unico vero obiettivo è acquisire nuovi clienti per se stessi, salvo poi rifilargli qualche informazione sorprendente ma senza applicare quei principi sul business del cliente.
La Lead Generation non è una truffa. Ogni giorno le più grandi aziende al mondo fanno attività di acquisizione lead e ogni giorno ne traggono i benefici. Semplicemente utilizzando contenuti e strategie coerenti con la propria identità. 

Lead Generation o Pubblicità?

Diciamoci la verità. Una piccola impresa, un negozio, un ristorante, difficilmente hanno sufficiente budget per sviluppare sistemi di lead generation e contemporaneamente fare attività a freddo come la pubblicità, tradizionale o digitale.  Al momento di fare una scelta, la maggior parte di queste attività impegna le proprie risorse nell’attività che comprende meglio o che pensa di padroneggiare meglio, ovvero l’adv. 

Prova ora ad immaginare quante chance di vendere possa avere un e-commerce che non sviluppi nessuna strategia di lead generation.
Se dovessi consigliare un piccolo imprenditore su come utilizzare il limitato budget a disposizione, non avrei alcun dubbio su cosa indirizzarlo. 

Un buon design che dia un’ottima immagine al brand. Poi, lead generation. 

Ciao, sono Nazareno, uno dei BBrothers.
La mia giornata si (s)compone tra letture, strategie digitali, test, scrittura, social media e slide.
Sono un sognatore con i piedi per terra. Mi impegno per essere un punto di riferimento credibile per il mio staff e i miei clienti.
Mi occupo principalmente di copywriting e di tutte le attività editoriali del team.
Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo sul marketing digitale che metto a disposizione dei miei clienti.