2020 anno da dimenticare, ne siamo certi?
Ma che anno è stato il 2020? Disgrazie, incendi, pandemia, persino asteroidi che hanno sfiorato l’atmosfera terrestre. Un’infinità di sciagure o - per citare un bellissimo film con Jim Carrey - una serie di sfortunati eventi che hanno stravolto non solo le nostre vite, ma il volto del mondo come eravamo abituati a pensarlo.
Definito in lungo e in largo un anno da dimenticare, il 2020 però ci lascia un bagaglio enorme di cose e considerazioni, di fenomeni e di colpi di scena.
È l’anno che ci ha portato via personaggi illustri in tanti settori, dallo sport alla letteratura, al cinema.
È l’anno in cui informazione e disinformazione si sono date battaglia al pari di Harry e Voldemort nel capitolo finale della bellissima saga di J.K.Rowling.
Una battaglia dentro la quale sono state concepite opere di indescrivibile bellezza, tra memes, collage, video e spot pubblicitari. Difficilissimo ripercorrerli tutti, ma ci sono dei contenuti che mi hanno colpito particolarmente e che ho deciso di raccogliere.
Facciamo insieme un piccolo viaggio tra le cose più interessanti di questo 2020 ?
2020 anno da dimenticare? Google non è d'accordo, tra ricerche e un video spot da brividi.
Google rende note ogni anno le ricerche che hanno generato maggior traffico sul motore di ricerca. In Italia “Coronavirus” ha monopolizzato anche le ricerche online, e i suoi correlati. Ma ci sono tante altre ricerche, alcune divertenti altre decisamente interessanti. Non ti annoierò, goditi questo video da brividi editato proprio da Google per sottolineare che no, il 2020 non è un anno da dimenticare ma da ricordare con profonda consapevolezza. Ed ecco alcune interessanti liste che offrono un quadro generale delle ricerche ricorrenti.
Parole più cercate su Google in Italia nel 2020.

TWITTER VS 2020: i Tweet più irriverenti diventano Manifesto.
L’idea di Twitter è davvero bella. Troppo folle per non essere realizzata davvero.
Così i più irriverenti tweet sul 2020, quelli più divertenti, si trasformano in una campagna adv multi-soggetto che fa sorridere New York.
Il 2020 sarà pure un anno da dimenticare, ma Twitter pare non volerlo fare tanto facilmente.










I Meme del 2020.
Se dovrò ricordare il 2020 voglio farlo per i suoi meme. Meravigliosi, irriverenti, alcuni forse ben oltre le righe ma dopotutto in un anno come questo è perdonabile.
La cultura dei meme è esplosa già da qualche anno ma, complici i lockdown e un tempo superiore dedicato alle distrazioni e alle assurdità a cui abbiamo assistito, molte più persone hanno dato il loro contributo.
Si sono alternati mostri sacri al ruolo di King of Meme in Italia: Giuseppe Conte, Matteo Salvini, il Papa o l’intramontabile Leonardo di Caprio, ma anche perfetti sconosciuti come il percussionista turco.
Si sono avvicendate challenge irriverenti e trends che hanno oscurato persino il tema covid. Ne ho raccolto qualcuno in maniera assolutamente causale… puoi immaginare cosa significhi ripercorrerli tutti?























I video del 2020
Ci sono delle produzioni video che ritengo assolutamente eccezionali. Probabilmente ne dimentico qualcuna e chiedo venia, ma anche per i video la selezione è un lavoro arduo.
World Music: l’année 2020 en musique et en images
Se vuoi provare emozioni forti e goderti un montaggio da paura, allora questo video non può lasciartelo scappare.
TG casa 40ena
Una serie di video prodotti durante il primo lockdown da Maccio Capatonda, alias Marcello Macchia, assolutamente da ripercorrere.
Cartoni Morti
La nota pagina ha diffuso diversi video irriverenti sulla pandemia e sulla reazione degli italiani.
I Sansoni
Il duo comico palermitano ha prodotti numerosi video legati alle assurdità del 2020. E anche in questo caso li trovi tutti sul loro canale YouTube.
Amarcord Produzioni
In assoluto i miei preferiti, i video parodia sulle evoluzioni non solo della pandemia, ma dei personaggi legati allo scenario politico. C’è del genio e ce n’è davvero tanto!
The Jackal
Ne sono un sincero estimatore da sempre e non potevano mancare nella mia personale selezione.
Match Made in Hell
Uno spot davvero geniale, in cui il Diavolo matcha con il 2020, rappresentato da una bellissima ragazza che si gode un mondo in totale lockdown.
Il 2020 è un anno da dimenticare?
Non sono affatto d’accordo con chi sostiene che il 2020 sia un anno da dimenticare. Creatività dilagante e la capacità di adattarsi e reinventarsi hanno caratterizzato questi 364 giorni. E come sosteneva Einstein, non può esistere il progresso, il cambiamento, la genialità in assenza di crisi e difficoltà.
Ho sicuramente dimenticato roba interessante in questa raccolta, per questo confido nel tuo contributo. Puoi segnalarmi contenuti epici del 2020, inserisci i link tra i commenti!

Ciao, sono Nazareno, uno dei BBrothers.
La mia giornata si (s)compone tra letture, strategie digitali, test, scrittura, social media e slide.
Sono un sognatore con i piedi per terra. Mi impegno per essere un punto di riferimento credibile per il mio staff e i miei clienti.
Mi occupo principalmente di copywriting e di tutte le attività editoriali del team.
Imparo ogni giorno qualcosa di nuovo sul marketing digitale che metto a disposizione dei miei clienti.
Conversational marketing. Coinvolgere, comprendere, consigliare.
Le nuove strategie di marketing e l’evoluzione della comunicazione implicano nuovi approcci con i possibili clienti. personalizzare una conversazione one to one fra cliente e azienda velocizza le interazioni e permette di creare esperienze di vendita e fidelizzazione uniche.
Il conversational marketing rappresenta ormai uno strumento decisivo per qualsiasi strategia aziendale e permette ai potenziali clienti di conoscere ed entrare in contatto con un’azienda nei tempi e nei modi preferiti.
Cos’è il Conversational marketing.
Interazione immediata in grado di fornire risposte istantanee: i clienti possono ottenere il supporto e le risposte che cercano quando, dove e come vogliono.
Permette di rispondere in tempo reale alle esigenze, dubbi e domande dei clienti, reali o potenziali, e far loro comprendere più facilmente la tua attività.
Gli acquirenti, infatti, propendono sempre di più verso l’instant messaging (IM technology) perché offre la possibilità di comunicare in tempo reale, è più veloce e consente di ottenere le informazioni nel minor tempo possibile.
Il 90% dei clienti preferisce inviare messaggi diretti all’azienda (via social, chatbox e live chat) anziché affrontare procedure di assistenza pre e post-acquisto più complicate. A differenza delle strategie di marketing tradizionali che utilizzano form per la generazione di lead, il marketing conversazionale utilizza chatbox intelligenti e messaggistica immediata e personalizzata per acquisire informazioni qualificate sui visitatori del sito web.
Le caratteristiche del conversational marketing.
- Conversazioni su misura del cliente: è il cliente che decide quando e dove debbano avvenire le conversazioni. Grazie all’adozione della messaggistica e delle nuove tecnologie, le conversazioni possono avvenire sul canale che il cliente preferisce e ritiene più comodo. Ad esempio, un cliente può preferire Facebook Messenger piuttosto che le live chat, un altro potrebbe prediligere i chatbot piuttosto che l’email e così via. È alla base del marketing intercettare il tuo pubblico ovunque si trovi.
- Conversazioni scalabili: l’utilizzo di bot, disponibili 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, facilitano la scalabilità delle conversazioni. L’intelligenza artificiale, con l’apprendimento intelligente si nutre della qualità e della quantità di dati, per migliorare il proprio servizio.
Esempi di conversational marketing
- Ebay; ha creato uno dei più avanzati chatbot di eCommerce dei nostri tempi, integrando il conversational marketing con la ricerca vocale, Il bot trova velocemente il prodotto migliore che hai domandato, e ti invierà in breve tempo le informazioni che cerchi
- Rapidminer; piattaforma software che utilizza i chatbot per filtrare i migliori lead
- Lyft; gli utenti utilizzano il sito per richiedere un passaggio, e i chatbot di Lyft aiutano le persone a prenotare le corse e mettersi in contatto con i conducenti. Sull’app la guida assomiglia ad un’esperienza di chat che funziona grazie ai bot, i quali hanno il compito di prevedere e anticipare le domande del cliente al fine di personalizzare la connessione
Conversational commerce è il business del futuro?
Il conversational marketing non andrà a sostituire i form pre impostati ma avrà sicuramente la capacità di velocizzare le interazioni e risolvere i problemi senza troppi passaggi. Il punto a favore dei chatbot è sicuramente la capacità di acquisire informazioni in tempo reale sui lead e fornire tempestivamente il supporto al cliente.
Non può ancora sostituire i vecchi sistemi e non può essere applicato indistintamente, ma apporta vantaggi e converte il traffico in modo sistemico stabilendo dialoghi in grado di seguire un percorsi predefinito.
Possiamo affermare che rappresenta il futuro del marketing? Si assolutamente: nel 2020 gli agenti virtuali parteciperanno alla maggior parte delle interazioni commerciali cambiando il modo in cui le aziende interagiscono con i clienti. Le conversazioni avvengono in ogni momento e da sempre. La tecnologia ci permetterà di semplificare i processi di connessione fra impresa e cliente.
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Sono Fabiana e mi occupo di Community Management. Mi appassionano le sfide che ciascun progetto mi pone davanti. Dopo anni di lavoro nel mondo degli eventi e della formazione di infanzia, ho capito che la vita è sorprendente perché ti fa passare da tappe inaspettate ma bellissime
Personal branding: le strategie che cercavi a portata di click
Sii il brand di te stesso. Hai mai pensato al fatto che tu stesso puoi diventare un brand e posizionarti sul mercato? In un mondo in continua trasformazione, tu sei l’artefice del tuo successo e il tuo miglior testimonial. Devi soltanto capire come costruire una tua marca personale e valorizzarla.
In questo articolo, oltre a spiegarti l’importanza di puntare sulla tua marca personale, ti darò degli strumenti su cui lavorare.
Cos’ è il Personal Branding?
Riccardo Scandellari afferma che il Personal Branding consiste nella comprensione e valorizzazione delle capacità e qualità personali, attraverso un’adeguata comunicazione ad un pubblico interessato (Fai di te stesso un brand, ndr).
La marca personale non è altro che un insieme di elementi, una somma di valori. È la marca che ci promette un dato risultato, che garantisce qualità.
Perché fare personal branding?
Il Personal Branding e la web reputation sono sempre più importanti nella vita professionale di tutti noi. Devi costruire la tua reputazione ma al tempo stesso devi farti percepire come vero e autentico nel caotico mondo del web.
Potresti frequentare un corso di digital marketing e infarcirti di nozioni teoriche ma a lungo andare non ti servirà a niente. Prima, devi comprendere bene chi sei e cosa puoi offrire al mercato. Cosa ti distingue dagli altri. Perché qualcuno dovrebbe scegliere te e non un altro.
Il primo passo da compiere è identificare gli aspetti che ti contraddistinguono, come persona prima e come marca personale poi.
Attenzione, non devi fare un percorso catartico per scoprire la persona che potresti diventare, racchiudendoti in preghiera. Non fare niente di così trascendentale. Devi semplicemente lavorare sulla persona che sei ora.
Come? Scoprendo ed esaltando i tuoi punti forti, individuando il tuo valore, le tue attività, risorse e partner chiave.
Più avanti ti darò qualche strumento di marketing che ti permetterà di farlo. Come ti ho già accennato, infatti, non ricorreremo alla meditazione ma costruiremo il te/marca come si fa con un prodotto da posizionare sul mercato.
Chi deve fare Personal Branding?
Che tu sia un giovane alle porte del mondo del lavoro, o un manager, o un imprenditore affermato nel tuo mercato di riferimento, non puoi smettere di curare la tua immagine personale e professionale. C’è solo un’occasione di fare una buona prima impressione!
Il colloquio di lavoro o quello con un potenziale cliente sarà anticipato da una ricerca da parte del recruiter/cliente. Vorranno sapere chi sei e per farlo ricorreranno al web. Non è un’ipotesi ma un’assoluta certezza.
Per questo motivo cura i tuoi profili social , rendili credibili ed efficaci allo scopo. Se opportuno, prenditi cura di un blog.
Strategie di personal branding
Per fare personal branding devi lavorare sulle tue mission e vision. Devi avere ben chiare quali sono:
- le tue attitudini
- i tuoi punti di forza
- le risorse che hai a disposizione
- le tue debolezze
- le tue motivazioni
- il tuo obiettivo.
Questi sono tutti elementi che costituiscono la tua personalità e li devi tenere in considerazione per andare a posizionare correttamente il tuo prodotto personale, così da intercettare uno specifico segmento di mercato. Non troverai le risposte in nessun manuale ma dentro di te.
Di seguito ti mostro alcune tecniche per fare una corretta analisi del tuo potenziale.
Step 1: Analisi Swot
Per costruire un personal branding efficace bisogna partire da se stessi. Ecco perchè è utile fare un’analisi SWOT della propria carriera. Si tratta di analizzare i propri trascorsi, i punti di forza, quelli di debolezza, il mercato.
Gli strumenti classici del marketing, come vedi, possono essere utilizzati anche per costruire la tua immagine professionale.
Prendi carta e penna e inizia!

Step 2: utilizza il Business Model Canvas
Un altro strumento molto utile per buttare giù le idee e strutturarle è il BUSINESS MODEL CANVAS.
Il modello Canvas è un documento che viene realizzato prima di un business plan. È utile per rendere comprensibile e fortemente visivi gli elementi che compongono la tua organizzazione.

Prenditi qualche giorno e compilalo. Raccogli bene le informazioni su te stesso. Alla fine ti renderai conto di avere le idee più chiare su te stesso e potrai iniziare a lavorare sul lancio della tua marca personale, oltre che sulla promozione delle peculiarità singolarmente.
Step 3: Scrivi un obiettivo in chiave SMART
Senza obiettivi non puoi procedere in maniera ordinata e produttiva. Il modo migliore per farlo è seguendo il modello SMART.
S = Specific (Specifico)
M = Measurable (Misurabile)
A = Achievable (Realizzabile)
R = Relevant (Rilevante)
T = Time-based
Fare Social Branding
I social media hanno il potere di metterci in contatto con milioni di persone e di amplificare la nostra voce.
Per costruire il nostro personal brand è utile conoscere tutte le possibilità offerte da ciascun social network.
In base agli obiettivi che hai definito, adesso identifica il tuo canale di promozione personale.
È vero che la brand awareness si costruisce attraverso diversi canali, ma l’immagine che il web restituisce all’utente è percepita come univoca, quindi devi essere coerente su ogni profilo.
Facebook e Instagram
Se sei arrivato a questo punto e hai utilizzato gli strumenti che ti ho dato, avrai già preso in considerazione il fatto di modificare l’immagine di te veicolata dai tuoi profili social.
Se hai deciso che questi devono essere il tuo canale di lancio, oltre che un ulteriore palcoscenico dove mettere in mostra il tuo valore, inizia a pensarli come opportunità professionale.
Devi creare una strategia per posizionarti bene sia su Facebook che su Instagram.
Devi avere ben chiaro di cosa vuoi parlare, a chi ne vuoi parlare, che tono utilizzare.
Definisci se comunicare attraverso immagini performanti o testi efficaci. Entrambi, non guasterebbero, ma le regole cambiano su ogni piattaforma che utilizzi.
Per il professionista o per chi cerca nuove opportunità di lavoro, fare personal branding su LinkedIn è un modo di comunicare se stessi in modo più autorevole.
Per questo, è importante: tenere aggiornato il profilo, creare un network di professionisti con cui condividere interessi, chiedere e ricambiare feedback, instaurare conversazioni, ecc.
Inizia con il seguire i profili affini alla tua professione, e collegarti ai professionisti che conosci realmente e con cui hai già avuto relazioni di lavoro. Puoi chiedere loro di supportarti rilasciando una referenza o confermando le tue competenze indicate sul profilo.
Twitter è una sorta di piattaforma di micro-blogging: solo 280 caratteri per raccontarsi, commentare e condividere. Si tratta di un ottimo strumento per monitorare influencer e brand, soprattutto se sono organizzati in liste. L’hashtag (#) assume un ruolo centrale, perchè ti offre la possibilità di calarti velocemente in un argomento o specifico settore, secondo specifiche caratteristiche per le quali vuoi che il tuo profilo professionale sia interessante.
Youtube e Pinterest
Vuoi far leva sui contenuti video o immagini? devi puntare su questi due social. Non sottovalutare la potenza che oggi può avere un video o un’immagine. Punta sempre sulla qualità dei contenuti prima ancora che sul volume.
Blog
Hai mai pensato di vendere te stesso e le tue idee tramite un blog? Scrivi articoli che facciano emergere le tue competenze e che offrano soluzioni su temi inerenti il tuo lavoro.
Devi farti conoscere, raccontarti e trasmettere il tuo valore.
Il fulcro oggi sono i contenuti declinati sotto forma di parole, video, immagini, musica.
Tutto deve essere funzionale al raggiungimento del tuo obiettivo finale, creando valore per essere competitivo rispetto agli altri.
Costruire se stessi come una marca, non è semplice. Per questo molto probabilmente ricordi il nome di due o tre chef stelle del web, o avvocati, o consulenti di qualsiasi campo.
Ecco perché se vuoi intercettare clienti online e diventare un brand credibile e accessibile potrebbe essere determinante un professionista del settore che ti guidi.
Raccontaci chi sei e insieme costruiremo la tua immagine professionale o, se preferisci, il tuo personal brand.
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Ciao sono Antonella, e sono un’ eclettica sognatrice.
Alcuni mi definiscono un’eterna indecisa, io invece amo dipingermi come un’anima multipotenziale.
Scrivo da quando ho imparato a mettere insieme le parole. La scrittura mi ha fatto scoprire mondi paralleli dove mi perdo ogniqualvolta ho bisogno di dare pennellate di colore alla mia vita. Sono entrata per caso nel mondo digital e da allora non ne sono più uscita. Il mio motto? Non smettere mai di imparare
Instagram e il Food. Come pubblicizzare al meglio cibo e bevande
Non è esagerato parlare di cibomania. Su Instagram si sprecano gli hashtag dedicati al cibo, al vino e a tutto quello che ruota intorno all’universo enogastronomico. Come sfruttare Instagram per pubblicizzare un ristorante?
Oltre un miliardo di utenti attivi. Un numero sempre crescente di filtri e posizionamenti, funzioni di collegamento per lo shop veloce e nativo.
Nel 2020 Instagram è uno dei social network più utilizzati, con oltre 500 milioni di Stories quotidiane e oltre 200 milioni di visite giornaliere a profili aziendali.
Di sicuro Instagram è un luogo eccezionale per raccogliere feedback sulle preferenze degli utenti/consumatori, soprattutto nel comparto del food.
Grazie al secondo social network più potente di Facebook Inc., è semplice intercettare i food trends e sviluppare le proprie strategie di marketing e commerciali analizzando le community attive.
Gli hashtag come strumento per migliorare le performance.
Gli hashtag possono rappresentare una risorsa preziosa.
- #food si piazza al 25° posto nella classifica degli hasthag più utilizzati a livello globale.
- #foodporn invece è stato utilizzato più di 121 milioni di volte.
Numeri che offrono un’ordine di grandezza di quanto il cibo sia presente trai i contenuti, e quanto consumatori e aziende possono influenzare i trends.
Perchè le aziende possono beneficiare dei contenuti altrui.
Un’analisi anche superficiale dei contenuti – tanto quelli testuali quanto visivi – offre l’opportunità di scovare non solo le preferenze degli utenti in fatto di cibo, ma anche e soprattutto il sentimento o le emozioni legate al momento in cui il cibo viene consumato.
Nutrirsi non è più semplicemente un bisogno primario della specie, ma uno strumento sociale, un pretesto per coltivare relazioni, una dimensione di sperimentazione e creatività.
C’è dell’altro. Monitorare orari, testi e “sentiment” può aiutare a comprendere meglio il perchè un pranzo tenda sempre più spesso a trasformarsi in un brunch, o una cena in apericena.
Cosa vuole davvero la gente? Quando si esce tra amici, che tipo di esperienza si ricerca? Instagram – e i social in generale – possono dare una grande mano a migliorare l’offerta di un locale… o quantomeno il registro adottato.
Geografia dei Trends
Va detto però che qualsiasi analisi deve necessariamente tenere conto di molti parametri. Una visione superficiale di hashtag o di numeri crudi, potrebbe persino rivelarsi fuorviante.
Potrei ad esempio dirti che l’hashtag #pasta è stato utilizzato più di 11 milioni di volte e che gli spaghetti sono tra i più fotografati in assoluto. Ti sorprenderebbe sapere che il primo paese al mondo in cui viene utilizzato…non è l’Italia?
Proprio così, il nostro paese segue in seconda posizione gli Stati Uniti, area in cui la cultura enogastronomica italiana raccoglie larghi consensi, uno dei mercati più profittevoli per chi ha intenzione di sviluppare export del made in Italy
Per questo, e per molte altre ragioni, bisogna valutare numerosi aspetti prima di utilizzare un dato a supporto di una strategia.
Non solo cibo, spazio al vino.
Il vino piace. Ma non da solo.
Il vino si accompagna sempre o quasi al cibo (i numeri ci dicono che la portata più accoppiata al calice è, pensa un po’, un bel piatto di spaghetti) e altrettanto spesso alle persone. Si, perchè il vino, stando a quanto ci restituiscono i dati, è simbolo di relazione, amicizia, incontri e anniversari. Il vino è un collante, tra portate, persone, culture.
Raccontare il vino quindi, deve inevitabilmente includere il racconto di sentimenti, occasioni, accostamenti di gusti e profumi.
In tutta onestà, a quanti piace bere del vino solo a casa senza un buon motivo per festeggiare?
Contenuti visivi
Spazio dunque al food storytelling, al racconto del cibo e degli ingredienti attraverso contenuti visivi, reportage, storie, senza dimenticare il linguaggio e le preferenze stilistiche.
Un ristorante deve necessariamente raccontare le proprie portate, anche in modo astratto, non convenzionale, ma mai slegandolo dalle occasioni, ovvero i momenti per i quali l’utente può sentire il bisogno di consumare quel pasto.
Le persone? Un vantaggio sempre, perchè le persone “comprano” persone: chefs, produttori, critici.
Contenuti testuali
E se gli utenti tendono a legare ai propri contenuti dei valori, attraverso citazioni e riflessioni, altrettanto può fare il ristoratore, esplorando i propri valori e quelli del ristorante e trasformandoli in un copy che dia risalto alle qualità o alle origini dei piatti.
Sempre meglio di tristi slogan e discutibili giochi di parole, o peggio, l’ invito a prenotare prima che finiscano i posti!
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Ciao, sono Gabriele Brancatello.
Mi prendo cura dei miei baffi con amore incondizionato. Sono convinto che mi facciano sembrare più cattivo. Ma in realtà, quando li arriccio sono più creativo.
Le 4 P del Marketing: ieri e oggi, tra cambiamenti e adattamenti.
“Metti il prodotto giusto, nel posto giusto, al prezzo giusto, nel momento giusto”.
Non ci crederai, ma in questa frase sono sintetizzati i capisaldi del marketing mix del secolo scorso.
Product, Place, Price, Promotion sono 4 P teorizzate da Jerome McCarthy e rese celebri dal guru del marketing Philip Kotler.
Nell’ultimo secolo il mercato ha subito diversi cambiamenti. Le 4 P non sono morte, come alcuni sostengono, ma si sono adeguate alle trasformazioni, entrando in relazione con altri parametri.
Per strutturare una strategia di marketing in questo nuovo poliedrico contesto, Kotler ha adeguato le famose 4 P a nuovi possibili orizzonti teorici, che includono nuovi concetti tra cui le 4C.
“Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, diceva Lavoiser. Prendiamo in prestito il postulato per comprendere a pieno ciò che lega le P di ieri a quelle di oggi.
Cosa sono le 4P del Marketing
Le 4 P descrivono e sintetizzano quelle che sono le quattro leve fondamentali del marketing, che appunto iniziano tutte con la lettera P.
Le 4 P sono ancora valide nelle strategie di marketing ed utili per pianificare un’offerta di prodotto di successo.
Analizziamole una ad una.
Prodotto (Product)
Il prodotto è stato il protagonista principale del marketing sino al secolo scorso ma oggi il mercato è cambiato. Il posto privilegiato di cui godeva adesso è occupato dal brand, entità sempre più indipendente dal prodotto.
Un prodotto può essere un bene tangibile o un servizio intangibile che soddisfa un bisogno o una mancanza per il consumatore. Qualsiasi sia il tuo prodotto è necessario che tu abbia ben chiaro quali sono i punti di forza e di debolezza di quest’ultimo e quali sono gli elementi che lo rendono unico.
Le strategie di prodotto, ad esempio, riguardano naming, branding, packaging…
Prezzo (Price)
Il prezzo è l’importo che l’utente finale dovrà pagare per avere il prodotto. Stabilire il prezzo non è solo un’attività arbitraria ma dipende da qual è il valore percepito del prodotto da parte del target. Infatti, lo stesso prodotto, può essere commercializzato a prezzi molto diversi in diverse parti del mondo.
Se un prodotto ha un prezzo superiore o inferiore al suo valore percepito, molto probabilmente non verrà venduto. Ecco perché è indispensabile capire come un cliente percepisce ciò che gli stai vendendo.
Promozione (Promotion)
La promozione riguarda le strategie e le tecniche che servono a vendere il prodotto.
La promozione, oggi più che mai, include numerosissimi elementi quali: pubbliche relazioni, pubblicità tradizionale, social media, promozioni commerciali, marketing, email marketing, search engine optimization e altro.
Ognuno di questi punti deve essere sempre e comunque supportato da un adeguato ritorno sull’investimento (ROI).
In base alla tua strategia di marketing, dovrai valutare quale promozione risulti più efficace.
Luogo (Place)
Il place corrisponde al canale (o ai canali) di distribuzione in cui il prodotto verrà fornito al cliente.
In questo caso è molto importante conoscere le abitudini dell’utente o il suo comportamento di acquisto, così da individuare il canale più adatto e più efficace per vendere il prodotto.
In questa fase rientrano tutte le attività mediante le quali il prodotto arriva al consumatore finale: distribuzione, trasporto, punti vendita.
Quali sono gli ingredienti del marketing mix?
Interdipendenza, flessibilità, centralità del cliente e monitoraggio costante. Ecco gli ingredienti da fondere insieme per produrre una strategia vincente.
Creare un prodotto di successo è relativamente semplice. Bisogna lanciare un prodotto che un definito gruppo di persone desidera e metterlo in vendita in un posto che quelle stesse persone visitano regolarmente. Tale prodotto deve poi corrispondere esattamente al valore che gli acquirenti si aspettano. tutto questo va fatto al momento giusto, quello in cui gli utenti sono meglio disposti a comprare.
Tale processo semplifica all’inverosimile quello che in realtà è un durissimo lavoro. Per di più basta un solo dettaglio sbagliato perché tutto fallisca, ritrovandosi per le mani un nulla di fatto e grandi risorse sprecate.
Immagina di commercializzare una eccellente auto elettrica in un territorio ancora sprovvisto di punti di sosta e ricarica. Sei sicuro che il commerciale otterrà buoni risultati?
Il Marketing 4.0: cosa è cambiato oggi
Philipe Kotler ha condotto delle analisi di nuove strategie di marketing, necessarie nell’era della digitalizzazione.
Kotler non ha inventato il marketing, ma lo ha ripensato. Negli anni i suoi libri ci hanno portato a guardare con occhi nuovi il processo di vendita dove l’attenzione si è spostata dal prodotto (come realizzazione di un bisogno dell’individuo) al cliente.
La novità sta proprio nella rivincita del brand. Il brand è ormai uscito dal sommesso cantuccio nel quale il vecchio modello del marketing mix lo aveva relegato, ovvero come entità dipendente dal prodotto, per divenire protagonista assoluto della competizione in molti mercati.
Il marketing 4.0, come lo ha battezzato Kotler, è il marketing delle relazioni connesse.
Viviamo in un mondo nuovo. La globalizzazione ha aperto nuove arene di sfide. La competitività delle aziende non sarà più determinata dalle loro dimensioni, dal Paese d’origine o dai vantaggi di cui hanno goduto in passato. Aziende più piccole avranno la possibilità di competere contro le più grandi, più vecchie e più globali. Un’azienda sarà più competitiva se riuscirà a collaborare con clienti e partner, per praticare la co-creazione e con le aziende per promuovere la cooperazione.
Questo processo sta conducendo alla convergenza fra il marketing tradizionale e quello digitale.
Più l’individuo diventa sociale, più desidera contenuti creati appositamente per lui e l’obiettivo del marketing deve essere quello di convincerlo ad acquistare un certo tipo di prodotto piuttosto che un altro.
I clienti accolgono con maggiore diffidenza le comunicazioni dei brand e fanno affidamento sul fattore F (famiglia, amici, follower e fan). Il processo di acquisto sta diventando sempre più sociale, dato che i clienti prestano sempre più attenzione alla loro cerchia sociale nel momento di prendere le decisioni.
Ne deduciamo che un segmento importante da intercettare sono proprio le community, cioè comunità digitali che si formano spontaneamente e che si proteggono dall’aggressivo metodo comunicativo di alcune aziende.
Il cliente digitale
Negli ultimi anni è poi nata una nuova tipologia di cliente. È giovane, vive in città, appartiene alla classe media e ha un elevato livello di mobilità e connettività.
Oggi il cliente è ambizioso, vive ad un ritmo accelerato, pretende che tutto sia rapido e a portata di pollice, perchè non ama perdere tempo.
Quando ricerca un prodotto lo fa sia online che offline e si fida ciecamente dell’opinione della propria cerchia di amici e conoscenti.
Di fronte alla nascita di questa nuova figura, che pretende velocità, qualità ed efficienza, anche il mondo delle aziende ed il mercato si sono dovuti adattare per non uscire dal mercato.
La connettività genera paradossi
Kotler afferma che il fulcro del nuovo marketing sono le connessioni. Tuttavia queste generano paradossi.
Il primo paradosso è che nonostante ci sia un’elevata digitalizzazione, l’elemento differenziante rimarrà sempre il tocco umano. Quindi una strategia vincente deve deve tener conto che per vendere online si debba essere solidi e affidabili offline e viceversa.
Il secondo paradosso riguarda i clienti, al contempo informati e distratti. Ricevono una grandissima quantità di informazioni da una molteplicità dei canali che li influenzano, anche se ciò che conta rimangono le opinioni degli altri. Di fatto gli utenti, oggi, si sentono incapaci di scegliere a causa del bombordamento a cui sono sottoposti.
Infine, il terzo paradosso riguarda il fatto che grazie alla connettività i brand hanno l’opportunità di ottenere un passaparola positivo esponendosi a quello negativo.
Per aumentare la probabilità che ci sia il passaparola conviene scommettere sui giovani, sulle donne e sui netizen, persone che partecipano attivamente su Internet.
Le 4 C per il cliente
L’interesse verso il cliente è aumentato così tanto, che Robert F. Lauterborn ha sostituito le 4 P con le 4C del marketing.
Questo modello converte le quattro P in quattro C più orientate verso il cliente vale a dire:
- Cliente (Consumer) al posto di Prodotto
- Costo al posto di Prezzo
- Comunicazione al posto di Promozione
- Convenienza al posto di Place (distribuzione)
Tali valori rappresentano in sostanza la domanda del cliente alla quale l’impresa deve correttamente rispondere con le 4 P.
Coinvolgendo i clienti sin dalle prime fasi dell’ideazione, le aziende possono aumentare la probabilità di successo del loro prodotto.
Il punto di vista del consumer permette di calarsi nei suoi panni e pensare nell’ottica dei valori ricercati. Il Marketing Mix deve incontrare i valori reali dei clienti, persone sempre meno passive e più pensanti.
Qual è oggi la strategia vincente?
Se sei arrivato a questo punto pensando di trovare in questo articolo la chiave di volta per sfondare nel tuo business, allora non sei nel posto giusto.
Non ci sono dei segreti universali per creare strategie vincenti. Esistono piuttosto delle strategie, metodi di analisi, fulcri dai quali partire.
Tenere a mente le 4 P e le 4 C è fondamentale, ma non basta.
Un elemento da tenere in considerazione è la Brand awareness.
Più sono le persone che ricordano il nome di un brand, più è probabile che venga consigliato.
Per incrementare la brand awareness senza alzare il budget è una buona idea stimolare le conversazioni fra i clienti. Questo processo presenta al tempo stesso alcuni rischi, dal momento in cui le conversazioni fra i clienti sono imprevedibili.
Un’altra strategia è quella della personalizzazione dei prodotti per soddisfare ogni cliente in modo unico.
I clienti tendono a riunirsi per tutelarsi e sentirsi più forti di fronte alle lusinghe delle pubblicità. Il marketing deve adattarsi a questa nuova realtà e creare dei brand che si comportino come esseri umani: accessibili e gradevoli, ma al tempo stesso vulnerabili.
Per farlo i brand possono mostrarsi autentici e sinceri, ammettere i propri punti deboli e non fingersi perfetti.
L’obiettivo è anche quello di eliminare le ansie delle persone, dal momento che in un mondo sempre più digitalizzato ricevono un’enorme quantità di stimoli che non riescono a controllare. Il marketing è diventato anche emozionale. Non più solo numeri. Le emozioni sono altresì fondamentali.
È un processo che consiste nel tenersi aggiornati su ciò che viene detto su Internet a proposito di un brand, in particolare sui social media e nelle comunità online.
Al giorno d’oggi, bisogna puntare, inoltre, sul content marketing. Ovvero creare e distribuire i contenuti interessanti per un pubblico definito, con l’obiettivo di fare nascere delle conversazioni.
I contenuti migliori sono quelli che i clienti sentono più vicini ai propri interessi e che raccontano storie che riflettono i caratteri del brand. A volte quei contenuti sono proprio i clienti a crearli.
Se pensi che il tuo brand abbia bisogno di rivedere le sue certezze e rinnovarsi di fronte alla nuova generazione di acquirenti, parlaci del tuo progetto e valutiamo insieme il percorso più efficace.
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Ciao sono Antonella, e sono un’ eclettica sognatrice.
Alcuni mi definiscono un’eterna indecisa, io invece amo dipingermi come un’anima multipotenziale.
Scrivo da quando ho imparato a mettere insieme le parole. La scrittura mi ha fatto scoprire mondi paralleli dove mi perdo ogniqualvolta ho bisogno di dare pennellate di colore alla mia vita. Sono entrata per caso nel mondo digital e da allora non ne sono più uscita. Il mio motto? Non smettere mai di imparare!