Sicilia in Digitale: in arrivo 1 milione di euro per le campagne di comunicazione
Se hai in mente di espandere la tua attività online e di potenziare le tue campagne pubblicitarie, questo è decisamente il momento ideale.
In concomitanza con la distribuzione di nuovi contributi a fondo perduto, la Regione Sicilia ha indetto un bando ad hoc per il rilancio del marketing digitale e l’acquisizione di prodotti informatici per le aziende del territorio.
Il progetto, denominato “Sicilia in Digitale”, prevede delle agevolazioni per le micro, piccole e medie imprese siciliane che intendono investire nella propria presenza digitale in termini di marketing e comunicazione.
Consulenze, siti web, software, strumenti di analisi e servizi relativi alla digitalizzazione dell’azienda. Queste sono alcune delle possibilità di progetto che rientrano nel campo dei contributi a fondo perduto approvati dal governo regionale.
Sarà possibile utilizzare i fondi con copertura fino al 70% per progetti di marketing e comunicazione e fino all’85% per l’acquisizione di software e servizi digitali.
La richiesta può essere inoltrata dal 30 settembre al 30 ottobre direttamente sul sito della Regione Sicilia. In questa pagina trovi tutti i documenti informativi e i moduli per la presentazione della domanda.
Unique selling proposition: qual è la tua proposta di valore?
La unique selling proposition è la carta vincente di ogni brand, quello che permette di differenziarsi e di raggiungere un posizionamento unico sul mercato. In questo articolo abbiamo visto come si definisce una brand identity e l’importanza di rispondere alle domande “cosa vogliamo fare?” e “come vogliamo farlo?” quando si inizia a dar vita a un nuovo brand. Queste due domande, per quanto importanti, non sono però del tutto sufficienti. Manca ancora un tassello, una tessera del puzzle che aiuta il brand a posizionarsi in maniera inequivocabile: il perché. Trovare la risposta al “Perché facciamo quello che facciamo?” è ciò che può rendere davvero unico un brand, muovendo in maniera coerente e focalizzata ogni scelta di prodotto, di comunicazione, di marketing. Ed è anche ciò che aiuta a mettere nero su bianco la unique selling proposition. Era il 1952 quando il pubblicitario Rosser Reeves, autore, tra gli altri progetti, anche della campagna politica del presidente Eisenhower, definì in maniera chiara e sintetica il concetto di unique selling proposition. Letteralmente tradotto come “proposta unica di valore”, la unique selling proposition è quell’elemento o quella caratteristica di un prodotto, servizio o brand che lo rende unico e distinguibile da tutti gli altri competitor. Può essere intrinseca al prodotto o al servizio stesso, o una qualità collaterale che caratterizza una modalità di consegna o di distribuzione a vantaggio del cliente. Non tutti i prodotti o i servizi, infatti, hanno necessariamente qualcosa di unico e speciale. A meno che non si inventi qualcosa di completamente nuovo e mai visto prima, è anzi difficile trovare l’elemento distintivo all’interno del prodotto. Ecco perché trovare la unique selling proposition è un compito arduo e richiede tempo, riflessioni e più di una risposta alla domanda madre di questa ricerca: il fantomatico perché. Preparati a una lunga seduta di analisi complessiva del tuo brand, della tua azienda e del tuo target: la definizione della propria USP è un incrocio di tutti i partecipanti del tuo brand, nonché delle tue aspirazioni e delle aspettative concrete di crescita per la tua azienda. Partiamo dalla fine, ossia dal target. L’immedesimazione è fondamentale per definire il tuo cliente ideale (buyer persona) e per scoprire cosa vuole veramente dal tuo prodotto, perché dovrebbe preferire te, e in che modo puoi risolvere i suoi problemi. Non è il prodotto in sé, ma la consapevolezza di poter risolvere i propri problemi che spinge un cliente all’azione dell’acquisto. La tua unique selling proposition non può non tener conto di questo fattore, e deve sicuramente includere un vantaggio molto forte a favore del potenziale acquirente. Ok, il tuo prodotto può aiutare il cliente a risolvere un problema pratico. Perché dovrebbe comunque scegliere il tuo, tra tanti altri prodotti che possono migliorare comunque la sua vita, magari anche ad un prezzo inferiore? Qui entra in gioco la creatività, il pensiero laterale che ti permette di identificare, o creare ad hoc per il tuo prodotto/servizio, un carattere unico e distinguibile che diventa immediato vantaggio per il cliente. Amazon ha basato tutta la sua fortuna come e-commerce online su una fortissima unique selling proposition: il cliente è al primo posto, soprattutto nella fase post-vendita. Grazie a un customer service perennemente attivo e a modalità di reso tutte a vantaggio del cliente, Amazon ha ridotto drasticamente le lunghe attese di assistenza e rimborso. Il corriere ritira il pacco per il reso direttamente al domicilio del cliente, porta l’etichetta senza che il cliente debba stamparla e il rimborso è emesso immediatamente appena il ritiro è avvenuto. La soddisfazione del cliente, quindi, rimane anche se non ha potuto tenere con sé il prodotto desiderato e ordinato. Questo tipo di servizio porta a scegliere Amazon anche se il prezzo del prodotto è un po’ più alto rispetto alla concorrenza. È proprio la consapevolezza di essere assistiti in un certo modo che spinge la persone, in molti casi, a propendere per l’acquisto su questa piattaforma. “Perché fai quello che fai?”. Torniamo alla domanda originaria. Perché vuoi vendere quel prodotto, o quel servizio? Cosa vuoi dare ai tuoi clienti di incomparabile e irrinunciabile, che nessun altro prodotto o servizio può fornire o garantire come te? Qualsiasi sia la risposta, mettila nero su bianco. Scrivere il tuo perché, la tua reason why, ti aiuta a capire come proporre e posizionare in maniera unica il tuo brand. Farlo solo una volta, però, potrebbe non bastare; la prima risposta è sempre viziata da una certa oggettività, una risposta sincera, ma ancora troppo orientata al cliente e poco alla tua azienda. Per scavare più a fondo, prova a fare questo esercizio: aggiungi un “perché” alla risposta che hai dato. Otterrai una seconda risposta che inizia già ad avvicinarsi alla tua vera reason why, ma potrebbe non essere ancora sufficiente. Approfondisci con un altro “perché” davanti alla seconda risposta, e così via finché non ne avrai scritte almeno quattro. Eccola lì. La quinta (a volte basta la quarta) risposta è la tua vera reason why. È il vero motivo per cui ti alzi dal letto ogni giorno e vai a lavoro. Ed è anche la tua vera unique selling proposition, la proposta di valore unica su cui basare tutta la costruzione della tua brand identity. A questo punto sai perfettamente perché la tua azienda crea un determinato prodotto o servizio per un target di clienti ben definito, del quale conosci aspirazioni, problemi, stile di vita. È il momento di posizionare il tuo brand sul mercato, a partire proprio dalla proposta di valore che offri ai tuoi clienti. La USP deve sempre essere presente nella tua comunicazione, a partire dal payoff, che contiene in pochissime parole la reason why del tuo brand, e continuando su spot TV, campagne virali, social media, contenuti per il web, packaging e tutto quello che segue. Il posizionamento avviene in maniera naturale quando ogni forma della tua comunicazione segue la tua USP. Le persone sanno bene cosa fai, come puoi aiutare a risolvere i loro problemi e quale vantaggio hanno scegliendo te e non qualcun altro.Unique selling proposition: perché fai quello che fai?
Come trovare la tua unique selling proposition
Il target
Il vantaggio
Trovare la reason why: un esercizio pratico
Dalla unique selling proposition alle campagne pubblicitarie

Ciao, sono Simona e una delle prime parole che ho pronunciato è stata “panna” (penna, ma sono palermitana e tendo ad aprire le vocali).
Ho iniziato a scrivere per raccontare, per informare, per non dimenticare impegni, per appuntare idee e per far divertire.
Così sono finita a fare la copywriter. Con tutto rispetto per tutti, il mio è il lavoro più bello del mondo.
To brand or not to brand: cosa significa brand identity
L’affidabilità e la credibilità sono le due condizioni necessarie perché un brand funzioni. Non è un caso che lo stesso assunto si possa dire delle persone stesse: ci fidiamo solo di chi reputiamo credibile e affidabile. Ecco perché i brand, oggi, si comportano esattamente come persone reali: hanno una loro voce distinguibile, sposano alcune cause sociali, parlano direttamente ai propri clienti e, talvolta, chiedono persino scusa in caso di errori. Le aziende non sono più entità astratte e intangibili. Al contrario, si collocano sullo stesso piano dei propri clienti per una conversazione personale e biunivoca, con domande e risposte dirette tra le parti.Definire la brand identity è uno step essenziale per posizionare, o riposizionare, un brand. Tutta la comunicazione aziendale non può prescindere dalla definizione della personalità di marca.
Cos’è un brand e cosa lo identifica
Per raggiungere questo risultato, quindi, non basta che l’azienda presenti se stessa e interagisca il minimo possibile con il suo pubblico.
Mantenere la sua immagine è giusto, ma prima ancora deve definire qual è la sua immagine e promuoverla con coerenza in ogni forma di comunicazione che instaura.
In altre parole, l’azienda deve definire il suo brand, ossia “l’entità concettuale che, presidiando il territorio mentale di un individuo, evoca un insieme di valori precostituiti, definendo il posizionamento sul mercato” (Gaetano Grizzanti, “Trasformare un marchio in una marca”, ed. Fausto Lupetti Editore).
Il brand include tutto ciò che fa parte dell’immagine aziendale: logo, colori, simboli, ma anche l’importantissimo tono di voce, che corrisponde al modo in cui si presenta e parla ai suoi clienti.
La definizione di tutti questi elementi costituisce, nel complesso, la brand identity, o identità di marca. Le persone che si approcciano al brand sanno esattamente cosa aspettarsi, sia come proposta visiva che come approccio comportamentale.
Brand, marchio o marca?
Il branding è quell’attività del marketing che si occupa proprio di definire la brand identity, sia che si tratti di un’azienda (corporate identity) che di un brand individuale, identificabile con una singola persona, ad esempio un influencer (personal branding).
Abbiamo parlato sinora di brand, ma non possiamo dimenticare i due termini italiani corrispondenti che spesso vengono sovrapposti e confusi: marchio e marca.
A quale di queste due parole corrisponde esattamente brand? La risposta esatta è marca, perché con marca intendiamo proprio il complesso visivo, la personalità e l’identità verbale di un’azienda; il marchio è invece l’insieme visivo e testuale che la rappresenta, di cui fa parte anche il logo (o logotipo) individuato in fase di branding come elemento di identificazione della marca.
Il prisma della Brand Identity
L’identità di marca è complessa, proprio come quella di una persona in carne e ossa. È facile perdersi tra i vari aspetti da definire, rischiando così di compromettere il senso complessivo che si vuole trasmettere all’esterno.
Ecco perché un buon punto di riferimento da utilizzare come tabella di marcia nel processo di costruzione della brand identity è il prisma della brand identity, teorizzato dal professore di marketing ed esperto della comunicazione Jean-Noel Kapferer.
Il prisma di Kapferer è una mappa che illustra i sei aspetti indispensabili di ogni brand identity:
- elementi fisici, come il logo, i colori, il font, i simboli e le immagini;
- personalità, che riguarda il modo in cui il brand si rivolge al pubblico;
- cultura, concepita come i valori fondamentali che determinano il comportamento del brand;
- relazione, che consiste nel tipo di rapporto umano rappresentato dal brand (ad esempio la famiglia serena di Mulino Bianco, l’amicizia e il divertimento di Coca-Cola, la tradizionalità dell’olio Cuore);
- immagine riflessa, ossia come il top target del brand aspira a essere, la persona di riferimento (spesso il testimonial) con le migliori caratteristiche possibili con cui identificarsi;
- rappresentazione di sé, che riguarda il modo in cui il consumatore si sente nell’utilizzare i prodotti di un brand. Ne sono un classico esempio i clienti Apple, che sentono di appartenere a una speciale comunità perché usano i prodotti del brand di Steve Jobs.
Brand personality: il carattere di un’azienda
Ciò che precede la struttura visiva e l’identità verbale di un’azienda è la definizione dei suoi valori, della sua mission e della sua vision, nonché della sua unique selling proposition.
In altre parole, il primo step da affrontare per definire il “chi siamo” è “cosa vogliamo fare e come vogliamo farlo?”.
Solo così si può arrivare a strutturare in maniera efficace una brand personality, quella personalità di marca che contraddistingue i diversi brand inseriti all’interno di uno stesso mercato.
Saremo una voce istituzionale e autorevole, un compagno di giochi ironico e allegro, una voce pungente e un po’ sarcastica, un’amica accogliente e premurosa?
Tutti questi elementi vanno definiti ancor prima di avere un logo, perché, per fare proprio un esempio relativo alla brand image, gli stessi colori, le forme e il carattere tipografico del marchio devono esprimere la sua personalità e le sue caratteristiche salienti.
Ancor più significativa è la definizione della brand personality se si pensa a quanto influenzi e incida sui contenuti della comunicazione. Per le campagne pubblicitarie, ma anche per la comunicazione istituzionale, per il rapporto diretto con il cliente nel customer service, nella progettazione del sito web in ogni sua parte, incluso l’ux design.
Per definire la brand personality esistono diverse tecniche, tutte valide. Tra le più diffuse troviamo l’applicazione degli archetipi di personalità di Jung, psichiatra e psicanalista svizzero che utilizzò per primo il concetto di archetipi per individuare dodici modelli di personalità ripetibili.
Gli archetipi di Jung non nascono quindi per progettare la brand identity; sono stati “adottati” per questo scopo da Al Ries e Jack Trout nel loro “The Hero and The Outlaw” nel 2002.
Posizionamento del brand
Nella definizione di brand, all’inizio di questo articolo, abbiamo definito il brand come l’insieme di elementi che rendono distinguibile un’azienda per le sue caratteristiche intrinseche e per il modo in cui si presenta.
A cosa serve, però, concretamente? Perché è così importante definire esattamente “chi siamo” e “come siamo”, e declinarlo in tutta la nostra comunicazione?
Per rispondere, immagina un mondo in cui le aziende che realizzano un determinato prodotto sono tutte uguali. Tutte hanno lo stesso prodotto, lo propongono allo stesso modo, non sono distinguibili una dall’altra.
La diretta conseguenza di questo mondo utopico è che le persone sceglierebbero cosa comprare in maniera del tutto casuale, basandosi al massimo su logiche di prezzo e disponibilità, senza altri tipi di preferenza.
Ebbene, la brand identity è quello che rende unico e riconoscibile un brand, che spinge le persone ad acquistare un prodotto rispetto ad un altro perché il logo apposto sulla sua confezione rievoca un universo di valori e di comportamento in cui si riconosce.
Riassumendo, la brand identity definisce il posizionamento della marca. Non solo posizionamento sul mercato, ma soprattutto nella mente delle persone, dei potenziali clienti e dei clienti già affezionati.
Ecco perché non si può prescindere dalla brand identity e dal creare una personalità di marca che faccia scegliere il tuo prodotto “perché lo fai tu”, e non per altri motivi.
Un punto di partenza che apre un universo infinito di possibilità di crescita per la tua azienda.

Ciao, sono Simona e una delle prime parole che ho pronunciato è stata “panna” (penna, ma sono palermitana e tendo ad aprire le vocali).
Ho iniziato a scrivere per raccontare, per informare, per non dimenticare impegni, per appuntare idee e per far divertire.
Così sono finita a fare la copywriter. Con tutto rispetto per tutti, il mio è il lavoro più bello del mondo.