checklist ecommerce

Checklist per ecommerce: le pagine del sito

Il pulsante “Pubblica” è proprio lì, attraente, pericoloso, irrimandabile: prima o poi, il tuo nuovo ecommerce deve andare online. Senza paura e senza remore. 

Sarebbe bello fare così, pubblichi e non ci pensi più… ma sappiamo bene che le revisioni non sono mai abbastanza, e che resta sempre un certo timore quando si sta per cliccare sul fatidico pulsante che manderà tutto online. 

La verità è che, se si aspetta di avere tutto perfetto e funzionante nei minimi dettagli, il momento della pubblicazione è destinato ad allontanarsi sempre di più. Quello che puoi fare è assicurarti che tutto l’essenziale sia già pronto per essere visto dai futuri, potenziali clienti che approderanno sul tuo sito. 

Quali sono le cose essenziali? Vogliamo spiegarti il nostro punto di vista in questa nuova rubrica del nostro blog dedicata agli e-commerce, partendo dalla prima cosa che vedono gli utenti quando approdano sul tuo sito: le pagine.

pagine ecommerce

Come creare un e-commerce di successo

L’e-commerce non è solo l’estensione di un negozio fisico già esistente. Tutt’altro: ha bisogno di un suo investimento, di persone che lavorano soltanto alla crescita del negozio online, alla relazione con i clienti e alla cura delle spedizioni. 

Prima di tutto, però, ha bisogno di essere creato, di trasformare il progetto di vendita in una realtà fatta, principalmente, di pagine web. In questo è prezioso l’aiuto del programmatore, che diventerà tuo stretto amico per gran parte del tempo in cui l’e-commerce sarà in corso di realizzazione – ma anche dopo.

Esistono, a oggi, diversi template base, anche gratuiti, che permettono di realizzare un ecommerce gratis e in poco tempo; possono andar bene per chi ha pochi prodotti o non ha grandi pretese sul progetto di vendita online, ma rischiano di diventare inutilizzabili in poco tempo se l’attività si espande al punto da dover utilizzare più pagine o implementare più funzioni, per i motivi più disparati. 

In generale, riassumiamo di seguito tutte le pagine principali che devono necessariamente presenziare all’interno del tuo e-commerce. Questa sarà anche la tua checklist, da usare come elenco base per verificare che tutte le pagine siano già pronte per andare online.

Creare un sito ecommerce: la home page

La home page è senza dubbio la pagina più importante del tuo sito. Il design della home page fa la differenza tra un sito che invoglia a continuare la navigazione e l’acquisto, e un sito da cui invece si è portati subito ad uscire.

Se il bounce rate, ossia la percentuale di persone che escono dalla home subito dopo averla visitata, è alto, potrebbe essere sintomo di una home page che non sta funzionando bene.

La home page, inoltre, è il luogo in cui avviene il primo impatto visivo con il tuo brand, ed è quindi importante che rispecchi la tua immagine online con font, colori e stili coerenti.

Sito e-commerce: le pagine essenziali  

e-commerce Oltre alla home page, l’e-commerce include un’altra serie di pagine indispensabili per garantire agli utenti una conoscenza approfondita e sicura del negozio online. 

Ricorda sempre che chi acquista sul tuo sito sta cedendo i suoi soldi a un’entità che, effettivamente, non vede dal vivo e non conosce di persona. 

Le pagine statiche contribuiscono a creare fiducia e a rassicurare i potenziali clienti sugli acquisti. 

Ecco un elenco delle pagine da prevedere per qualsiasi e-commerce.

Chi siamo (about page)

È la pagina in cui i clienti si informano sull’azienda e sulle persone che stanno dietro i prodotti che vedono sull’ecommerce. L’about page è il luogo in cui raccontare la storia del tuo brand, la tua visione, i tuoi obiettivi e perché fai ciò che fai; è anche il modo migliore per farti conoscere davvero ed è una delle pagine più visitate proprio per questo motivo.

Pagina contatti

Deve contenere numeri di telefono, email e un indirizzo fisico reale, se previsto; si possono includere anche la chat, i contatti su Whatsapp e Messenger e i bottoni dei social network. Qui i punti di contatto con la tua azienda devono essere chiari e visibili, nonché facilmente raggiungibili. 

FAQ

Le Frequently Asked Questions fanno felici sia te che i clienti. Se ben progettate e strutturate, la lista delle domande più frequenti può ridurre considerevolmente le richieste di contatto al servizio clienti, alleggerendo così il carico di lavoro su quel settore della tua azienda. Al contempo, i clienti sono soddisfatti nell’ottenere le risposte che cercano senza ulteriori step.

Termini del servizio

La base legale della tua azienda, per quanto riguarda la vendita online, si trova proprio in questa pagina. Include un elenco completo di cosa è incluso (e non incluso) all’interno dei tuoi servizi, quali sono i termini legali entro cui avviene la vendita e a chi rivolgersi in caso di contenziosi.

Spedizioni, resi e rimborsi

Almeno la metà delle persone che intendono acquistare su un nuovo sito legge questa pagina prima di completare l’acquisto.

Chiarisci bene quali sono i termini per il reso dei prodotti, sia in caso di malfunzionamento non dipeso dal cliente che in caso di ripensamento sull’acquisto. Distingui bene tra diritto di recesso e reso, secondo la normativa di legge, e rispetta tutte le linee guida sulla vendita a distanza. Puoi consultare un avvocato per compilare questa pagina, se lo ritieni opportuno. Meglio mettere nero su bianco tutto ciò che riguarda questi termini, prima di incappare in fastidiose beghe legali!

Privacy

Le persone pongono oggi particolare attenzione alla protezione dei loro dati personali, soprattutto per le continue violazioni sui siti più importanti. La privacy policy e la cookie policy richiedono un impegno particolare, e anche in questo caso ci si può rivolgere a un avvocato per delineare le migliori linee guida.

simona_ruisi

Ciao, sono Simona e una delle prime parole che ho pronunciato è stata “panna” (penna, ma sono palermitana e tendo ad aprire le vocali).

Ho iniziato a scrivere per raccontare, per informare, per non dimenticare impegni, per appuntare idee e per far divertire.

Così sono finita a fare la copywriter. Con tutto rispetto per tutti, il mio è il lavoro più bello del mondo.


comunicazione inclusiva

Comunicazione inclusiva: parlare, senza escludere

Comunicazione inclusiva significa pensare a chi non stiamo pensando nella nostra comunicazione.

Parlare a tutti, nessuno escluso. 

Questo è, in linea di massima, l’obiettivo finale di ogni forma di comunicazione, inclusa quella pubblicitaria. 

Eppure, nello stesso “parlare a tutti, nessuno escluso” è già presente una forma di esclusione, in questo caso dettata dal genere. Il maschile sovraesteso, ampiamente diffuso e radicato nella lingua italiana, crea effettivamente una forma di discriminazione sia nei confronti del genere femminile, sia in chi non si riconosce in alcun genere e si auto-definisce una persona non binaria.

Abbiamo qui fatto solo un piccolo esempio, ma in realtà l’esclusione di interi gruppi sociali dai destinatari di un certo tipo di comunicazione avviene quotidianamente, e purtroppo in maniera automatica.

Il primo passo per non ripetere questo comportamento, quindi, è quello di prenderne coscienza e rendersene conto. Un compito affatto semplice, visto che alcuni paradigmi linguistici ci accompagnano fin dalla nascita; un compito, inoltre, che richiede uno sforzo notevole di impegno per trovare le parole giuste e includere la totalità delle persone destinatarie della nostra comunicazione.

Il Manifesto della comunicazione inclusiva e non ostile

Da dove cominciare per cambiare la nostra comunicazione verso una maggiore inclusività? 

Delle ottime linee guida da cui partire si trovano nel Manifesto della comunicazione inclusiva e non ostile, redatto dall’associazione Parole Ostili. Parole Ostili è un progetto di natura sociale che combatte l’uso violento e discriminatorio delle parole; da questo principio nasce il Manifesto, declinato in dieci punti: 

  • Virtuale è reale. Comunicazione online e offline non hanno differenze in termini di rispetto delle fragilità e delle diversità tra persone; differenza che purtroppo ancora si manifesta abbondantemente fra i commenti dei “leoni da tastiera” sui social network.
  • Si è ciò che si comunica. La propria identità non deve essere nascosta o sottovalutata, in nessun momento. Ogni persona è libera di scegliere se e come definirsi; la diversità è sempre un valore aggiunto, e la propria natura o personalità non devono essere motivo di vergogna.
  • Le parole danno forma al pensiero. Bisogna porre attenzione alle parole che si scelgono per non cadere in cliché, stereotipi, allusioni o pregiudizi, preferendo sempre termini gentili e appropriati.
  • Prima di parlare bisogna ascoltare. L’abbattimento del pregiudizio nasce proprio dal sapere davvero cosa pensa e cosa prova la persona, o il gruppo di persone, con cui abbiamo a che fare. Le diverse opinioni non minano il valore delle proprie opinioni, ma sono funzionali ad aggiungere nuovi punti di vista e ad ampliare la prospettiva su determinati argomenti.
  • Le parole sono un ponte. …e non un muro. Nella scelta delle parole, bisogna porre la giusta attenzione a cercare dei termini che invitino al dialogo, al confronto, e non all’isolamento nelle proprie convinzioni e opinioni. Il linguaggio può creare una comunione d’intenti, sempre nel rispetto delle diversità.
  • Le parole hanno conseguenze. Così come ogni scelta che si compie quotidianamente, dalle piccole alle grandi decisioni, anche le parole possono cambiare il corso degli eventi e muovere le persone verso una direzione precisa. Mai dimenticare che ad ogni azione corrisponde una reazione, e questo vale anche nel linguaggio.
  • Condividere è una responsabilità. Nell’epoca che si contraddistingue per l’ampia informazione, spesso non controllata, tutti e tutte siamo responsabili di ciò che viene diffuso e dato come giusto e vero. Controllare le fonti è quindi un atto responsabile verso chi riceve il nostro messaggio.
  • Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare. Non sempre è facile partire dal presupposto che quello che stiamo dicendo possa essere sbagliato. Eppure, anche quando la pensiamo diversamente dalle persone con cui stiamo parlando, non dobbiamo mai dimenticare che anche la loro opinione conta e ha lo stesso valore della nostra, poiché nasce da una valida esperienza di vita.
  • Gli insulti non sono argomenti. Gli insulti costruiscono muri, non ponti. Gli insulti non aggiungono argomenti validi alle discussioni, non consentono un chiaro scambio di opinioni e giudicano la persona, non le sue idee. Per questo non hanno alcun senso all’interno di un dialogo, e anzi sono dannose per la costruzione di ogni rapporto sociale.
  • Anche il silenzio comunica. Il silenzio può avere una doppia funzione: placare gli animi nelle discussioni accese, consentire un ascolto migliore, dare il tempo di ragionare. Ma può anche tradursi come volontà di ignorare un’opinione, se non le si dà adeguato ascolto.   

Il segreto di una buona comunicazione inclusiva è solo una: pensare.

Pensa, prima di parlare pensa” cantava qualche anno fa Fabrizio Moro, e si potrebbe serenamente aggiungere “anche prima di scrivere, pensa”. 

Soprattutto sui social, patria di ogni voce senza discriminazione, ma anche nella pubblicità, che è il nostro mestiere: chiedersi se quello che stiamo scrivendo può escludere un gruppo di persone, o addirittura offenderle in qualche modo, è il primo passo per allontanarsi da questo tipo di messaggi.

Le alternative all’orizzonte sono diverse, e a volte divisorie, come nel caso degli asterischi o dello schwa per rimuovere il genere maschile/femminile presente nella lingua italiana. Si tratta, comunque, di soluzioni possibili, più o meno gradevoli e accettate, a un problema realmente esistente; ciò che conta, comunque, è che si prenda atto del problema della discriminazione, e che l’attività di comunicazione sia rivista sotto quest’ottica.

simona_ruisi

Ciao, sono Simona e una delle prime parole che ho pronunciato è stata “panna” (penna, ma sono palermitana e tendo ad aprire le vocali).

Ho iniziato a scrivere per raccontare, per informare, per non dimenticare impegni, per appuntare idee e per far divertire.

Così sono finita a fare la copywriter. Con tutto rispetto per tutti, il mio è il lavoro più bello del mondo.